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AWAY FROM HER - LONTANO DA LEI regia di Sarah Polley

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PaulTemplar     10 / 10  29/02/2008 17:28:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono film che fanno male al cuore.
Away from her,Lontano da lei, è uno di questi.
Una storia d'amore, ma una volta tanto di quell'amore vero, quello che i sacerdoti consacrano sull'altare con le parole "nella buona e nella cattiva sorte"
Grant e Fiona sono marito e moglie da quasi mezzo secolo; vivono in una bellissima casa, tra i boschi innevati dell'Ontario.
Si amano ancora, come tanti anni fa.
Ma un giorno Fiona si rende conto che qualcosa in lei sta cambiando; alle volte dimentica le cose, i suoi pensieri non sono più lucidi.
E' il primo sinistro segnale di una malattia terribile, il morbo di Alzheimer.
Grant, che ama la moglie di un amore totale, rifiuta di arrendersi alla malattia, cerca di tenere la donna con se.
Ma un giorno è costretto a portarla in una lussuosa clinica per malati terminali.
Inizierà così il suo personale calvario, con una donna che pian piano si allontana da lui, persa in una malattia che cancella il bene più prezioso dell'esistenza, la memoria di quello che eravamo, di quello che siamo.
Grant continuerà a seguire la moglie, anche quando questa non lo riconoscerà più, e si legherà, come fanno le persone senza un passato, ad un altro ammalato della clinica.
E a Grant toccherà vedere la moglie usare gentilezze e premure verso un altro uomo.
Ma lui non lascerà mai quella donna, la seguirà nel suo personale calvario, verso lo stadio finale della malattia.
Un film che tocca temi difficili, come la capacità delle persone di restare vicini ad ammalati terminali assolutamente incapaci di comunicare con le persone che un tempo amavano.
E lo fa con grazia e dignità, senza un momento di sdolcinata emozione epidermica, ma badando a mostrare, alle volte freddamente, con distacco volutamente chirurgico, il percorso di Fiona nei meandri bui della perdita della memoria.
Un percorso, quello di Fiona, che mostra come le persone possano annientarsi nel nulla con una malattia, una malattia devastante, che annichilisce se stessi, ma non solo.
Si trasforma in un calvario per coloro che amano quei poveri esseri destinati a diventare dei vegetali, seguendo un progresso degenerativo senza cura e senza soluzione.

Ma questo film è anche una straordinaria prova di dedizione e d'amore.
Grant, pur allontanato da quella donna che è solo il fantasma di quella che amava, le resta vicino, con abnegazione.
Perché il vero amore travalica ostacoli, supera le montagne dell'indifferenza e dell'egoismo.
Sarah Polley, la trentenne regista, debuttante, sceglie la strada della sobrietà, senza inseguire le scorciatoie del fazzoletto.
Un esordio folgorante, proprio per la sua capacità di andare dritta al centro del problema, raccontando una storia qualunque, con pochi attori, lentamente, come un'antica tragedia che però ha un'immagine forte in se.
Un bianco abbacinante, quello della neve che fa la sua parte decorativa onnipresente, quasi a simboleggiare il candore delle due vite e dei due destini.
Un film basato sul dialogo, in un'epoca ipertecnologica, un film che parla di una malattia,in un momento in cui il cinema sembra aver finalmente riscoperto i temi forti, lasciando da parte il pietismo e raccontando i fatti, gli episodi.
Anche con parole semplici, comprensibilissime e umane come quelle che dice Fiona alla sua infermiera:
"Ora se non le dispiace vorrei salutare mio marito, non ci siamo mai separati per un mese in questi ultimi 44 anni"
Una menzione particolare per Julie Christie.
A vederla, sembrerebbe davvero alle prese con la malattia, tanto riesce a rendere, visivamente, i vari stadi della malattia.
Con un viso che esprime, meglio delle parole, il distacco dalla vita, dai ricordi,dagli affetti.