kowalsky 7 / 10 03/06/2013 19:08:15 » Rispondi Ciò che suscita maggiormente curiosità è la prova registica così ehm letteraria (quasi alla Alice Munro) nel descrivere l'eternità nostalgica in un rapporto indissolubile, perdurante nel tempo, almeno sulla carta. Il film ha questa ambivalenza, descrivendo le case di riposo come animate da una lussuosa familiarità ma al tempo stesso capace di raccontarne lo squallore inesorabile di una perfida anticamera esistenziale. Come una crudele bellezza. Julie Christie anima magnificamente questa condizione, appiannata dalla perdita di riferimento e radici, spossata e autentica davanti alla richiesta d'aiuto di una sola umanità che è un pò anche la sua... il film è imperfetto, lascia trapelare troppo spesso contrasti tra rabbia e dolore, ma il finale - uh quella tardiva riconoscenza affettiva prima di perdersi per sempre - è meraviglioso