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I DEMONI DI SAN PIETROBURGO regia di Giuliano Montaldo

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Crimson     5½ / 10  18/10/2008 19:40:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Innanzitutto, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare giusto scorgendo il titolo, questo film non ha assolutamente nulla a che fare col romanzo 'I demoni' di Dostoevskij. Quindi pur essendoci una vicenda di fondo che ha a che vedere con una cellula terroristica, non aspettatevi di trovare un Piotr Stepanovic o un Liputin.
Da un'idea di Andrej Konchalovskij (ebbene sì) una produzione italiana affidata alla regia di Giuliano Montaldo. L'appoggio della RAI fa pensare ad una fiction, ed effettivamente questo prodotto è molto simile ad un film per la tv. E' questo è il peggior difetto: linguaggio molto 'popolare', sprazzi di retorica e regia del tutto innocua.
Un film che ha per protagonista un personaggio così controverso ed impegnato come lo scrittore russo è comunque un grosso azzardo, e in ciò riconosco dei meriti legati all'intraprendenza nel cercare di tratteggiare oltre che le vicende biografiche, anche il Dostoevskij-pensiero, che è di per sè un impresa persa in partenza. Eppure seppur non senza sbavature il ritratto tutto sommato funziona, viste le premesse. L'attore che interpreta Dostoevskij (Miki Manojlovic) mi è piaciuto abbastanza, ed è tra i pochi a salvarsi (assieme a un ottimo Roberto Herlitzka e ad Anita Caprioli, ma quest'ultima, specie per altre ragioni eheh) in un cast non eccellente.
L'indagine sul Dostoevskij-uomo, nel passato e nel presente, mette in luce la sua coscienza profondamente turbata e i suoi profondi interrogativi irrisolti, e questa è la costante più indovinata del film, seppur ripetitiva. Al contrario la Russia lacerata da spaccature ideologiche interne, che fa da sfondo al ritratto del protagoista e sempre presente, non è mai approfondita con la giusta forza.
Davvero poco convincente la descrizione del legame tra lo scrittore e la sua stenografa. Invece ho apprezzato molto l'artificio della ricerca ossessiva di tale Aleksandra (che si rivela poi essere la bellissima Anita Caprioli) di un uomo, Dostoevskij, che sente di aver poco tempo a disposizione e tanto da voler chiedere ed esprimere, e su cui probabilmente anche confrontarsi ai fini della propria ricerca interiore.
Un altro pregio della pellicola è comunque la fedeltà rispetto a pensieri e avvenimenti reali (ovviamente poi mescolati con la finzione della sceneggiatura) sulla base della bibliografia e della biografia di Dostoevskij: ciò aumenta la serietà e la buona fede del prodotto, di cui una visione seppur non indispensabile non farebbe male.