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TUTTA LA VITA DAVANTI regia di Paolo Virzì

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ughetto     4½ / 10  30/03/2008 19:18:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film è un evento affascinante: dimostra esso stesso la tesi che contiene.
La quale tesi è che sul tema della flessibilità del contratto del lavoro, e delle sue implicazioni sociali, non ci sono le idee chiare, anzi non c'è nessuna idea; e le vittime di questa poca chiarezza possono essere impunemente sfruttate da un sistema con pochi scrupoli e, soprattutto, con poche regole.
Quindi, dicevo, Virzì è parte integrande della sua stessa tesi, perchè dimostra, con un film pessimo, che la cultura italiana è incapace di razionalizzare il problema.
Non è capace innanzitutto in sede di analisi: il film ripropone gli stessi effetti collaterali per le impiegate, di quelli denunciati, in altri sedi, come peculiari del lavoro in fabbrica su lunghe filiere: insomma l'alienazione.
E la scena di sesso consumata nella decapottabile è una citazione della "classe operaia va in paradiso" di Pietro Germi. Nulla di male a citare: ma qui si trattava di enucleare una nocciolo problematico peculiare del lavoro flessibile. Cosa che non è stata fatta. Si è preferito attingere, in modo banale e scontato, a quanto già detto in duecento anni di riflessione sul lavoro.
Analisi fallimentare anche sul fronte sindacale, dove il discorso sulle vecchie tute blù, non solo spiega male il problema, ma una volta di più non va a fondo.
Buio assoluto ovviamente sull'eziologia: ragioni della produzione, scenari globali che implicano questo nuovo panorama contrattuale.
Oscurità anche su quelle che potrebbero essere le reali esigenze dell'impiegato così detto precario medio: infatti la protagonista, laureata in filosofia, sfugge ai parametri.
Se, dicevo, carente in sede di analisi, si rivela disastroso in sede di sintesi.
In pochi minuti (lo so che è difficile chiudere una sceneggiatura che non esiste), ogni genere di disastro si abbatte sulla pellicola: incidenti, prostituzione, e un omicidio tanto assurdo quanto sciocco ai sensi della narrativa. Tutto in direzione di un pranzo catartico dove la parola finale che viene pronunciata è la conferma della malsana congiuntura culturale che ha dato origine a un film così scialbo e squilibrato.
Brava la Ramazzotti nell'interiorizzare le movenze (non le espressioni, sempre identiche) del suo personaggio.
Regia inesistente (e non credo che dare un taglio televisivo sia un modo di criticare la televisione, alla Oliver Stone). Insopportabile la voce fuori campo: ma quetsa è una vecchia polemica.
Marenco  31/03/2008 00:03:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La classe operaia va in paradiso" è di Elio Petri... Cerca di razionalizzare anche questo piccolo problema...
ughetto  31/03/2008 14:17:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
giusto. mi sono fatto prendere dal commento e ho sbagliato. grazie per la segnalazione.
frapix  01/04/2008 00:17:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sei affascinante. Ho pensato anch'io che il tema del conflitto datore di lavoro/ classe lavoratrice fosse sviluppato con poca coerenza e senza spunti realmente innovativi.
Adesso scusa ma vado a godermi Vacanze di natale. Ho comprato il DVD in versione deluxe, quello con tutte le gag ciccate da De Sica. Uno spasso.
Adieu!
Mama-kin  02/04/2008 00:05:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mamma mia che pochezza d'animo ma come si fa a commentare il film così... e non sembri neanche uno stupido dal modo in cui scrivi boh il mondo è bello perchè è vario