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TAXIDERMIA regia di György Pálfi

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  06/03/2013 14:08:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tre (de)generazioni raccontate con stile registico estroso e sublime (incredibile la scena della vasca), storie di uomini imparentati tra loro anche nella deviazione mentale e nell'accanimento autodistruttivo.
Tutto inizia con un soldato totalmente asservito al suo comandante. Schiavo factotum confinato in un surreale ambiente agreste, una sorta di casale sperduto, il milite dà sfogo alle sue più bieche fantasticherie a sfondo erotico denotando maniacale predisposizione al voyeurismo.
Da un probabile amplesso con l'ingombrante moglie del suo aguzzino nascerà un bimbo destinato a diventare campione di abbuffata. Disciplina folle da cui partire per irridere il regime comunista durante la Guerra Fredda. Le sfide a chi si ingozza maggiormente danno il voltastomaco, anche se è la "liberazione" post-gara ad essere poco raccomandabile per chi fosse sensibile a rigurgiti e affini.
Mentre la lotta per il prestigio nazionale si accende il protagonista impalma una "collega" di piatto e bilancia nonostante la corte spietata di un altro obeso divoratore.
Mangiare 5 kili di caviale in pochi muniti è l'ultima testimonianza di devozione al sistema, seguita dalla nascita di un bebè (altro presumibile figlio illegittimo) che si rivelerà in età adulta uomo grigio come la città in cui abita.
Scheleterico ed alienato conosce la morte in quanto tassidermista, l'unico contatto umano che gli concesso è quello col padre, ora diventato un'enorme ammasso d'adipe stile Jabba the hut.
Un feroce litigio con il genitore farà crollare la già instabile psiche dell'uomo che deciderà così di creare un' opera suprema ed immortale.
La tecnica cinematografica sopraffina al servizio del brutto visivo, di contenuti ripugnanti, nauseabondi, un contrasto portato agli estremi da un poderoso contrasto venato da sottile ironia e toni grotteschi classici di certo cinema dell'Europa orientale.
A tratti geniale, ricco di soluzioni narrative e visive stupefacenti il film del giovane regista magiaro Gyorgy Palfi è da vedere a tutti i costi, magari tenendo snack e bevande a debita distanza.