Alpagueur 7½ / 10 18/10/2020 11:32:42 » Rispondi "Sette orchidee macchiate di rosso"(a.k.a. "Seven blood stained orchids") è un giallo italiano estremamente piacevole e suggestivo, dei primi anni '70. Anche allo stesso regista (Umberto Lenzi) piace questo film, ma non crede che sia il suo capolavoro. Ho visto molti dei sui lavori ("Cannibal ferox", "Mangiati vivi!", "Il Paese del sesso selvaggio", "Spasmo", "Orgasmo", "Così dolce...così perversa", "Gatti rossi in un labirinto di vetro", "Paranoia", "Il coltello di ghiaccio") ma quando ho visto questo classico degli anni '70 ho capito che Lenzi era al suo meglio in questo genere. Due donne vengono uccise brutalmente da un assassino che lascia come firma una mezzaluna d'argento con simboli e monogrammi dell'alfabeto greco (sole, mano, omega, 3 lambda, occhio...). Giulia, in viaggio di nozze con il marito Mario, sfugge miracolosamente a un aggressione. Mentre il commissario Vismara comincia le indagini, Mario investigando per proprio conto, scopre un curioso legame tra le uccisioni e l'aggressione. Tempo addietro è successo qualcosa di malvagio e ora per l'assassino sembra essere giunto il momento di vendicarsi. Questa pellicola è magistrale quasi quanto "Profondo Rosso" di Argento nel reparto suspense. Il lavoro di Argento è più stilizzato e artistico ma Lenzi non è sicuramente meno interessante o meno abile. Un paio di scene sono molto spaventose e scioccanti soprattutto se il film è visto da solo al buio...La musica di Riz Ortolani è fantastica, ma non così grande come in "Cannibal holocaust" o "La casa sperduta nel parco" di Ruggero Deodato o, soprattutto, "L'etrusco uccide ancora" di Armando Crispino, dove tocca lo zenit). In questi gialli c'è sempre una trama piuttosto confusa e non credibile, ma poco importa perché questi film non devono essere realistici; possono anche essere soprannaturali e ciò non diminuisce il loro impatto. La trama in questo film non è troppo confusa, ma durante il film avvengono molti colpi di scena. E' un film altamente raccomandato sia per i fanatici dei gialli all'italiana che per i fan dell'horror in generale. Lenzi ha diretto i suoi film cannibali più famosi solo per i soldi, quindi questi film polizieschi sono anche molto più personali e artistici. E la protagonista interpretata da Uschi Glas è incredibilmente affascinante e sexy, ed è molto carina da guardare. Anche in questo film è presente l'elemento droga e la tematica dell'omosessualità (uno dei contatti che porteranno a scovare l'assassino è contemporaneamente drogato ed omosessuale). C'è altresì da sottolineare una certa varietà da parte del killer (con gli immancabili guanti neri) nell'utilizzare armi e tecniche differenti per uccidere (come per es. un trapano come in "Omicidio a luci rosse" del 1984 di Brian de Palma, un annegamento nella vasca da bagno come la scrittrice di "Profondo rosso" del 1975 di Dario Argento, un cordino per strangolare come ne "Il gatto a nove code" del 1971 sempre di Argento, un rasoio da barbiere come in "Caramelle da uno sconosciuto" del 1987 di Franco Ferrini etc.) , cosa che renderà le indagini particolarmente complicate. E anche qui, come in "Non si sevizia un paperino" di Fulci e in "Solamente nero" di Bido, il protagonista indossa l'abito talare. Insomma una vicenda bella tosta che a mio avviso si gusta meglio ad una seconda visione. Per me, il miglior giallo di Lenzi, dopo i "Gatti rossi".
Così come in altri film che lo seguiranno e che prenderanno ispirazione proprio da questo, la vicenda centrale attorno al quale ruota tutta la storia è un incidente stradale ("Murderock" di Fulci, "L'uomo senza sonno" di Anderson et similia), nel quale perderà la vita un giovane americano, fratello del killer, per omissione di soccorso (morirà poi in un ospedale militare a seguito delle ferite gravi riportate). La donna che guidava, in macchina con lui, infatti non si fermerà a prestargli soccorso (essendo un personaggio altolocato). Si scoprirà che la moglie di Mario, poco tempo prima gestiva un albergo e a un certo punto si rammenta come tutte le donne uccise fino a quel momento avessero a che fare con un soggiorno avvenuto il 29 settembre dell'anno prima, nel suo hotel. Attraverso delle ricerche si noterà infatti come la pagina del registro dell'albergo (dove venivano annotati i clienti di quel giorno) fosse stracciata. Da qui si capirà come le donne segnate in quella pagina (7) fossero in pericolo di vita, e quella pagina sarà la "lista nerà" del killer. Una di loro era sicuramente al 100% la responsabile della morte dell'americano (avendolo accompagnato a casa), ma l'assassino ovviamente, nel dubbio, sarà costretto a ucciderle tutte per avere la certezza matematica. Quindi in pratica alcune di loro (non tutte) moriranno senza sapere il perchè e (soprattutto!) senza avere alcuna colpa. Questo tipo di dinamica sarà poi ripresa sei anni dopo da Antonio Bido per il suo "Solamente nero"...anche qui l'assassino (sempre vestito di nero) sarò costretto a uccidere 3 persone (nel dubbio, tutte potenziali testimoni), diciamo "alla cieca", per poter avere la certezza che nessuna di loro avrebbe mai parlato del suo antico delitto. Le 7 orchidee del titolo fanno riferimento ai fiori che l'uomo porta al fratello, al cimitero, tanti quante le donne sospette della lista dell'albergo della località balneare in cui il disgraziato aveva avuto la sfortuna di soggiornare.