Cagliostro 5 / 10 14/03/2009 16:09:45 » Rispondi Una regia interessante, che non manca di fantasia e che può vantare oltre ad una buona tecnica un profilo estetico di notevole livello. Béatrice Dalle è semplicemente fantastica ed offre un'interpretazione luciferina di gran classe. E i pregi finiscono qui. La sceneggiatura è vergognosa e, dopo la prima metà del film, cade nel ridicolo più completo, offrendo anche un ritmo narrativo claudicante. in altre parole il film sporfonda in una noia mortale e la truculenza non basta a offriere una via di rsicatto. I personaggi hanno un profilo così ridocolo e le loro azioni sono così imbecilli da disturbare chiunque conservi un minimo di buon senso e di gusto narrativo. I quindi minuti finali sono da dimenticare. Dialoghi a loro volta risibili ( e ancora peggio le scelte di traduzione opzionate nei sottotili che in alcuni casi addirittura stravolgono il senso delle frasi). E poi:
3 poliziotti, più l'arabo della banlieue, muniti di armi da fuoco si lasciano massacrare da una donna armata a turno di ferro da claza e di forbici? La protagonitsa ha in mano una pistola, ma preferisce mordere il labbro della sua nemica piuttosto che spararle? inutile continuare: qualsiasi sequenza presenta situazioni altrettanto idiote.
E' evidente che il continuo ricorso all'arma bianca sia una scelta complementare al titolo però:
non è facile trovare forbici affilate come una Katana. quindi finché le si vuol mostrare come arma da punta,e, per ciò solo, come arma penetrante, va bene. usarle unvece per tranciare una gola con un singolo colpo secco è asssurdo. e poi in quel contesto niente vietava che la donna si fosse armata di un coltello da cucina o di un rasoio.
Il film avrebbe potuto essere una chicca se fosse stato scritto come si deve, ma gli emuli della scuola di Aja, tutta immagine e nessun contenuto, francamente poco mi piacciono. Se volete vedere un film davvero disturbante, ben fatto, ben scritto, capace di sfiorare il capolavoro, guardatevi Martyrs di Pascal Laugier e non questa roba qui.
Ciumi 12/02/2011 17:22:32 » Rispondi Ciao Carlo, sono d’accordo su quanto hai scritto sul film, anzi per me sei stato fin troppo generoso, le inverosimiglianze e la sufficienza con cui sono presentati i personaggi è imbarazzante davvero. Martyrs me lo sono segnato, vediamo come va con quello. Però mi toglieresti una curiosità? In brevissimo, cos’è la “scuola di Aja” che citi nel commento?
bulldog 13/02/2011 01:52:31 » Rispondi Se posso permettermi...io non trovo grandi differenze, artisticamente parlando, tra Martyrs e A L'Interiour. Anche se al primo è stata costruita tutta la filosofia esistenzialista, a mio parere rimangono solamente 2 buoni prodottini di intrattenimento.
Certo è che se quando guardaiam ste cose(scuola Aja appunto) ci aspettiam situazioni verosimili siam poco furbi noi.
Ciumi 13/02/2011 13:59:00 » Rispondi Almeno aspettarsi delle situazioni tollerabili, se non del tutto verosimili, che siano sorrette da uno straccio di scrittura cinematografica decente, credo sia il minimo. Riguardo al tipo d’intrattenimento che offre, c’è poco da discutere: squartamenti e forbici (miracolose) negli occhi; che non disturbano nemmeno, se non è creata dietro alcun tipo di tensione, o qualche corrispondenza con una paura reale. Situazioni troppo inverosimili, se non sono volutamente surreali (non è questo il caso), per non apparire ridicole spesso sono accompagnate da ironia, qui non ce n’è l’ombra Riguardo al film continuo a trovarmi d’accordo con Cagliostro, anche sul fatto che l’ultima scena (se s’intende l’ultimissima, insomma l’assassina che culla il neonato o neomorto) sia l’unica a salvarsi; e che su quell’immagine probabilmente si sia costruito, malissimo, il film.
Cagliostro 13/02/2011 02:24:33 » Rispondi mi dispiace, ma mi trovo in perfetto disaccordo. Prima di tutto Martyrs è un film, A l'Interieur no. Martyrs rispetta una grammatica cinematografica piuttosto scrupolosa e, a mio giudizio è scritto, girato ed interpretato molto bene. In A l'Interieurla progressione narrativa è ridicola, la scrittura cinematografica è assente, la regia c'è ma è scolastica. la sola cosa che lo nobilita e Béatrice Dalle (bravissima anche in un film ridicolo come questo). Questo è valido sotto il profilo tecnico e sotto il profilo artistico. Martyrs non ha sbavature ed è assolutamente convincente (poi può piacere o meno); A l'Interieur è giustificato solo dalla luciferina scena finale, ma per il resto è un film ridicolo (si pensi per esempio a come si fanno massacrare i poliziotti).
bulldog 13/02/2011 12:33:11 » Rispondi Sisi chiaro, cinematograficamente parlando Martyrs è stato costruito in modo diverso e più professionale. Ma il mio discorso verte sul risultato finale, sono 2 buoni prodotti di intrattenimento e nulla più, e poi non mi pongo il problema se sia giustificato o meno(da chi poi?). A livello di tematiche poi, su Martyrs son stati costruiti castelli di sabbia.
Cagliostro 13/02/2011 12:54:26 » Rispondi scusami, ma non capisco il contesto in cui utilizzi la parola "giustificato". Io l'ho usata intendendo che probabilmente Bustillo e Maury sono partiti proprio da quell'immagine e vi hanno costruito intorno una storia che potesse in qualche modo condurre ad essa. ed in tal senso è quel finale che può giustificare la visione del film. Per i castelli di sabbia di Martyrs non so esattamente a cosa tu ti riferisca. per esempio io nella recensione sono convinto di non avergli attribuito niente di più di quello che il film contiene, ma magari sbaglio...
bulldog 13/02/2011 13:37:51 » Rispondi La tua rece non l'ho mai letta, mi riferivo a cose che ho letto in giro. Utenti che han fatto veri e propri trattati sulle tematiche di Martyrs.
"Giustificato" o non, è un termine tirato in ballo da te, ho capito cosa intendi, ma insomma ribadisco, per me è un filmetto di genere di intrattenimento ben riuscito, aldilà del finale che poteva esser anche diverso. In un ottica di film basato solamente sulla suspance, non vedo perchè trovar giustificazioni per goderne la visione.
Cagliostro 13/02/2011 02:16:38 » Rispondi la scuola di Aja cui mi riferisco è quella tendente alla ricerca del gore come elemento di valore, unico ed assorbente del film e quindi come unica ragione che ne giustifichi la visione, fregandosene della storia, di un costruzione narrativa efficace e convincente, di un qualsiasi vero ed autentico approfondimento psicologico dei personaggi, dell'equilibrio dei tempi eccetera. In altre parole è una ricerca di gore (non troppo difficile da realizzare oggi come oggi) che dovrebbe giustificare la sciatteria narrativa, immunizzandola da critiche.
Ciumi 13/02/2011 13:59:43 » Rispondi Ok, grazie della spiegazione.