AMERICAN HISTORY X regia di Tony Kaye

i dialoghi sono buoni, ma i personaggi non hanno spessore: Derek si lascia condizionare molto facilmente dal padre senza che la madre intervenga e, successivamente, si lascia plagiare dal leader nazi (ma questo nel film non si vede). Le motivazioni di Derek vengono esplicitate durante il dialogo del pranzo, che però, a livello di argomentazioni, sembra uno scontro fra democratici e repubblicani forzatamente degenerato in rissa familiare.
Anche il cambio di rotta di Derek è piuttosto repentino e banale: basta uno stupro per far cambiare le idee maturate durante tutta la sua vita? Non potrebbe prendersela solo con i suoi aggressori piuttosto che con le idee che rappresentano (e nelle quali si riconosce)?
Gli altri personaggi, poi, sono totalmente stereotipati: il professore, la madre e la sorella, ma soprattutto il fratello di Derek; viene dipinto come un pezzo di carta assorbente senza cervello, senza opinioni proprie. Non si spiega cosa lo accomuni ai naziskin e poi, colmo dei colmi, cambia idea solo a sentire il racconto del fratello, senza neanche avere un'esperienza diretta, un accadimento personale. Una "redenzione" improvvisa e piuttosto semplicistica, per come viene proposta nel film. Peccato che nella realtà certe opinioni siano molto più radicate ed abbiano motivazioni profonde e difficilmente barattabili: raccontarle in questo modo sminuisce di parecchio la gravità del problema. Se bastasse così poco per cambiare le cose!