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2019 - DOPO LA CADUTA DI NEW YORK regia di Sergio Martino

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Spotify     6½ / 10  08/05/2017 16:47:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cult trash italiano degli anni 80. Martino, il quale è sempre stato un regista capace di sfornare b-movie di qualità, qui si lascia andare nella più totale ignoranza, sfornando un film che è un mix tra "1997" di Carpenter, "Mad Max", "Blade Runner" e "il pianeta delle scimmie", insomma, tutti i film distopici più importanti dei primi anni 80, eccetto l'ultima pellicola citata che risale al 1968. L'influenza più evidente però, è quella della pellicola carpenteriana.
La trama è ambientata a New York, nel 2019, in un mondo collassato a seguito della guerra atomica. Le città sono devastate e la maggior parte degli umani sopravvissuti sono stati contaminati dalle radiazioni e soprattutto, nessuno può più avere figli. Nella grande mela, vige il dominio degli Eurac, un' organizzazione di persone che hanno instaurato una specie di dittatura, comprendente un'area che va dall'Europa all'Asia, passando per l'Africa. I ribelli degli Eurac, i quali altri non sono che alcuni vecchi politici americani riusciti a scampare alle radiazioni e situati in un bunker di sicurezza fuori Manhattan, vedono finalmente l'occasione che può dare nuova linfa al genere umano. A New York, è stata individuata una ragazza fertile e lo scopo, è quello di portarla via dalla città, metterla al sicuro e darle la possibilità di prosperare. Il presidente dei ribelli allora, ordina al giovane Parsifal di entrare a Manhattan e portare via la ragazza con se. In cambio l'uomo verrà spedito su Alpha Centauri, un luogo nello spazio dove l'umanità potrà ricominciare. Così, comincerà l'avventura di Parsifal, tra le temibili guardie degli Eurac e gli orribili uomini mutanti.
Prima del 1983, il cinema italiano aveva già visto il parto di un altro post-atomico, e cioè il cult "1990: I guerrieri del bronx" di Castellari uscito l'anno precedente. Quel film li, era forse meno trash di questo qui, un tantino più curato, però, non aveva il ritmo e la dinamica che invece sono proprie del lavoro di Martino. Infatti, a dispetto delle influenze dei film americani sopracitati e di alcune trovate alquanto grottesche, "2019" è una pellicola che, nel suo essere, mi è piaciuta, mi ha fatto divertire.
Il film infatti, offre innanzitutto dei serissimi spunti di riflessione sull'umanità, dei quali, in pellicole del genere, non ne è scontata la presenza. Poi si, ovviamente sono degli spunti retorici, artefatti, ma già è tanto che siano presenti. Martino critica duramente l'uomo, lo dipinge come un dispensatore di guerre, un essere senza pietà, una figura capace di ridurre il mondo intero in macerie, di distruggere ciò che esso stesso ha creato. E quindi, secondo il regista, l'intero genere umano non si merita affatto una seconda opportunità, ma merita di soccombere, di scomparire. Una critica molto dura e diretta, però, come non dare ragione al director. Ma al di la del messaggio che Martino vuol mandare, ho apprezzato l'idea di inserire una critica così importante in un lungometraggio come questo, non me lo sarei mai aspettato. Tale appunto è anche sviluppato davvero bene, viene più volte sottolineato durante il corso del film.
Martino con pochi mezzi a disposizione riesce a sfornare un prodotto si, di serie b, ma coinvolgente, con una storia che tutto sommato, non è strampalata e con una serie di altri elementi che funzionano.
Ed uno di questi, accennato anche prima, è il ritmo. Il regista adotta una regia dinamica, frizzante. Non ci sono mai momenti di stanca e, benché alcune situazioni sono quelle che sono, lo spettatore si diverte, e man mano e sempre più preso dalla storia. La narrazione è validissima, il director si muove con mestiere attraverso umani mutanti, uomini-scimmia e un bel po' di colpi di scena, alcuni dei quali, azzeccati e imprevedibili.
C'è anche spazio per un po' di splatter, alcune sequenze difatti, non sfigurerebbero nei film horror più sanguinolenti. Abbiamo teste mozzate, occhi cavati, fuoriuscita di budella e così via. Oltretutto gli effetti non sono neanche male, limitati si, ma rendono bene.
Dunque Martino si conferma un abile miscelatore di generi, in quanto, all'apparenza, il gore sembrerebbe non centri niente con un action fantascientifico del genere, però poi il director è molto bravo a inserirlo nei contesti giusti. Penso che attraverso questa scelta, si sia anche voluto aggiungere un po' di "pepe" alla pellicola.
Tornando invece sul tema degli effetti speciali, un altro plauso va fatto al trucco. Funziona bene, vediamo come i contaminati siano pieni di pustole, di escrescenze a dir poco disgustose, frutto delle scorie radioattive contratte a seguito della guerra atomica. Chissà se Paul Verhoeven, per il suo "Total Recall", uscito nel 1990, ha tratto qualche idea per i mutanti che abitano Marte. Si notano forti similarità.
Ottime le scene d'azione, mai troppo trash. Ci sono ottimi movimenti con la macchina da presa, alcune sequenze sono costruite molto bene, ad esempio quelle ambientate in mezzo agli autobus distrutti. Non manca neanche la credibilità.
Il finale l'ho trovato dignitoso, anche abbastanza inaspettato. Martino riesce a non gettare all'aria quanto fatto di buono per 85 minuti e conclude la pellicola in maniera più che dignitosa, inserendo anche un pizzico di tristezza e romanticismo.
Ottima la colonna sonora, caratterizzata per lo più da sintetizzatori. Un tema musicale che rappresenta efficacemente lo stile del film.
Altro elemento che non dispiace, è la sceneggiatura. E' ovvio, presenta diverse pecche, però al contempo, ha delle belle trovate. Innanzitutto è piuttosto originale (per i tempi) la scelta di rendere sterile tutta l'umanità a seguito della guerra atomica. Un'intuizione davvero particolare e contenente anche un pizzico di critica sociale. Poi abbiamo 1-2 colpi di scena notevoli, come ad esempio quello finale:


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Lo screenplay segue anche una certa linearità e ha un buon ritmo.
Ovviamente, come accennato prima, ci sono diverse falle. Prima di tutto, le scopiazzature dai vari film citati all'inizio del commento, poi una terrificante stesura dei personaggi, nessuno è un minimo approfondito. Parecchie situazioni prevedibili e la cosa peggiore di tutte, i dialoghi, spesso ripetitivi e inutilmente filosofeggianti. Battute del genere sono utili in questo film quanto un orso polare nel deserto.
La scenografia convince per alcuni versi, per altri no. Partendo dai lati positivi, c'è da dire che, vista dall'interno, Manhattan devastata è realizzata degnamente. Somiglia molto a quella di "1997 - Fuga da New York", però, alla fine, si lascia apprezzare. Inoltre il regista sa valorizzare bene la location, la rende marcia e ci ricava pure qualche sequenza di suspense.
Però, quando poi le inquadrature sono esterne alla città, ci si accorge immediatamente che il director altro non filma che un modellino, peraltro realizzato male. Ma il bello deve ancora venire, essì, perché il citato modellino di Manhattan non è niente in confronto alla location identificata come l'Alaska. Qui si raggiungono picchi trash d'alta scuola, con quella che, in teoria dovrebbe essere una riproduzione del territorio dell'Alaska, ma invece, somiglia più ad una base lunare di un film di fantascienza degli anni 50.
La fotografia è senza infamia e senza lode, funziona in alcuni spaccati, in altri meno. E' forse più efficace nelle scene girate in location sotterranee, dove ci sono dei bei contrasti di luce.
Il cast beh, che dire del cast. Michael Sopkiw, che somiglia moltissimo a Kurt Russell, non penso abbia ben chiaro il significato del termine espressione. Gli altri interpreti non sono meglio. Spicca solo, il sempre valido Luigi Montefiori, alias George Eastman, in ruolo molto stravagante ma che solo lui poteva recitare.
Altra nota dolente è la totale anonimizzazione dei personaggi. Nessuno ha carisma o un'identità ben costruita da parte del director.
Per quanto riguarda le scene trash, a dire la verità non ce ne sono moltissime, ma quelle presenti, sono diventate immortali:


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Ultima menzione va fatta al fastidiosissimo suono delle pistole laser degli Eurac, roba da videogiochi (quelli dell'epoca si intende), e ho detto tutto.

Conclusione: un film che nella sua "trashaggine" sono riuscito ad apprezzare, e la cosa mi ha fatto davvero piacere perché ciò significa che ogni tanto, anche questo tipo di cinema, riesce a provocare sensazioni positive. E poi voglio dire, Sergio Martino è un nome rispettabile all'interno delle pellicole a basso costo nostrane, non parliamo certo di un Fragasso o di un Mattei. I difetti sono tanti, si, ma ho voluto premiare i non pochi lati positivi. Il 6 e mezzo forse è un po' largo come voto, ma con questi film, se è possibile, cerco sempre di essere più buono.