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SILENI regia di Jan Svankmajer

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  04/05/2012 10:06:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Storia singolare collocata in un luogo senza tempo e privata di precisi punti di riferimento,"Sileni" riporta un mondo non soggetto a logiche tradizionali ma ugualmente disciplinato da imposizioni standardizzanti.Quelle da cui si è emancipato l'eccentrico personaggio de "Il marchese" che accolto il giovane Jean tenta di liberarlo secondo i suoi dettami licenziosi esenti da ogni coercizione e indottrinamento.
Il baccanale blasfemo sembra direzionare la pellicola verso un anatema al contrario sferrato dall'uomo verso la religione,costellato da spinose elaborazioni affrontate con piglio estremo.In seguito l'esposizione sembra moderarsi,la parte ambientata nel sanatorio vive di momenti entusiasmanti alternati a pause che frenano la vigoria dell'allegorica trattazione.
L'aspetto materiale viene esposto attraverso reiterati intermezzi in stop-motion (arte figurativa di cui Svankmajer è insigne esponente) ,in cui bistecche,lingue e parti anatomiche assortite assumono comportamenti raziocinanti attraverso cui evidenziare la natura caduca dell'uomo e la sua attitudine consumistica.Fantastica la scena della gallina che si nutre praticamente di se stessa in una liturgia cannibale,specchio di una società perennemente famelica.
Il regista ceco suddivide l'umanità tra folli e sani di mente,dimostrando come in realtà il confine sia molto soggettivo e influenzabile.
Gli intenti del regista sono puntualizzati nell'introduzione in cui dichiara di ispirarsi al Marchese de Sade e a Edgar Allan Poe,autori in realtà più sfiorati e rielaborati con buona personalità che altro, in quello che aspira ad essere una storia dell'orrore con vittima l'uomo ,i suoi miti e le sue convenzioni sociali.
Svankmajer tramite l'assurdo riesce ancora una volta a riflettere sulla condizione umana con tono disincantato,seppur personalmente ritenga che abbia fatto meglio altrove.Dopo una prima parte davvero incontenibile esaurisce dinamismo e spigliatezza tra le maglie di una narrazione troppo metaforica e non sempre entusiasmante.