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FINAL DESTINATION regia di James Wong

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Invia una mail all'autore del commento Matteo Bordiga     3 / 10  17/09/2005 00:30:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se mai un giorno la C.azzata (maiuscola in quanto entità astratta) dovesse cedere alla tentazione di rivelarsi al genere umano incarnandosi, guarda a caso, in un film…beh, essa assomiglierebbe moltissimo al tragicomico “Final Destination”.
Signori cineasti, egregissimi produttori e gentili sceneggiatori…d’accordo che vi rivolgevate a un pubblico scarsamente interessato agli aforismi wildiani o alle metafore viscontiane…d’accordo che il genere (?) è quello che è e richiede suspance, irruzione (dirompente) del paranormale e morti a gogò…e d’accordo pure che il cast non era certo di prim’ordine…
Ma sarebbe stato meglio dichiarare i propri intenti fin dall’inizio: stiamo girando Scary Movie 4, preparatevi a farvi quattro risate o, tutt’al più, a farvi travolgere dalla desolante tristezza che suscita il veder così bistrattata un’arte, la settima, che forse meriterebbe più rispetto e impegno.
Passi per la trama da “Streghe”, incentrata sulla storia (ahinoi, non certo originalissima…ma fosse solo questa la pecca del film!) di un ragazzo sensitivo che arriva a intuire e smascherare (“fregare”, come direbbe lui) l’oscuro “disegno della morte” che colpirà prestissimo lui e un sacco di persone a lui vicine… Ma non si può davvero chiudere un occhio sul ridicolo modo in cui vengono fatti morire i personaggi (del resto, DOVEVANO morire: l’aveva deciso la Morte!): uno più imbecille dell’altro. Si comincia con quel cretino di Tod, l’amico del protagonista che, mentre si taglia la barba, s’inventa un modo di crepare che dovrebbe valergli il palcoscenico dello Zelig. E si continua con quella insegnante genialoide che, vedendo il computer fumare minacciosamente, pensa bene di avvicinarsi al monitor, giusto per farselo esplodere meglio in faccia. E il meglio verrà alla fine, proprio nell’ultima scena, quando…beh, non ve lo dico! Vedere per credere!
Insomma, però, stiamo parlando di un thriller, non di “Colorado Cafè”…E il dramma è proprio questo: c’è molta più tensione e suspance in un calcio di rigore battuto da un calciatore di serie D durante un allenamento. C’è molta più originalità (e quanta, ragazzi!) nell’ “Art-Attack veloce” quotidianamente proposto dall’ineffabile Muciaccia.
Due possibili “final destinations” per questa pellicola: il dimenticatoio o (in caso di sua materializzazione sotto forma di vhs/dvd) la spazzatura. Magari dopo esservi fatti quelle grasse, amare quattro risate.