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PERMANENT VACATION regia di Jim Jarmusch

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Beefheart     7½ / 10  19/04/2008 10:07:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Primo lungometraggio di Jarmusch, realizzato come tesi di laurea con i fondi universitari (pare intorno ai 20.000 dollari) che si colloca nella "new wave" newyorkese anni '80 e, secondo alcuni, ne consacra l'identità. Il protagonista, in questo caso, è un ragazzotto, mezzo beatnick e tipicamente a disagio, solo, inquieto, che vaga perennemente alla ricerca di qualsiasi cosa che sia meno vacua della sua esistenza. Le strade e gli ambienti che il girovago attraversa sono vuote, morte, fatiscenti, desolanti, angoscianti, come spesso si ripeterà nella filmografia del regista che tanto a cuore ha gli effetti di quello che secondo lui è il decadimento della società civile. Stesso discorso vale per i personaggi decisamente border-line che, in sequenza, sfilano con gli eventi; eventi che poi sono ridotti al minimo, come del resto quasi ogni impulso emozionale, onde evitare qualsiasi fraintendimento circa la mortificante non-vita che attanaglia l'individuo di Jarmusch. Stilisticamente c'è un pò di Tarkovskij, un pò di Factory alla Andy Wrahol e, come sempre, un pò di Kaurismaki. Inevitabilmente particolari le musiche composte a quattro mani dal regista e John Lurie, che appare anche nella parte di un saxofonista di strada. L'infermiera del manicomio che accudisce la madre del protagonista è la moglie di Jarmusch. In sostanza si tratta di un film da non perdere per gli amanti del regista, mentre può facilmente risultare inconsistente ed insignificante per chi non lo è. Ma io lo è.