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IL DIVO regia di Paolo Sorrentino

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  05/06/2008 18:45:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono senza parole: un film letteralmente strepitoso, che forse inizia dove finisce "Il Caimano" Morettiano (o l'utopia di una giustizia equa mai realizzata). Probabilmente è tutto ciò che il pur ragguardevole film di M. non è riuscito a essere: ora un grande dramma epico di stampo shakesperiano (reminescenze del Giulio Cesare, non a caso...), ora un'opera acre dal sapore vagamente ferreriano (alcuni spunti ricordano il vetriolico "L'udienza"), ora una sorta di psicodramma che sfocia nell'oratorio (memorabile l'autorequisitoria del protagonista davanti a null'altro che se stesso...).
Non fa ridere come vorrebbe far credere: se oggi abbiamo per la terza volta un presidente del consiglio ex-P2 lo dobbiamo proprio al Divo Giulio, e ai suoi ehm insegnamenti: non per nulla, oggi il capo dello stato abbraccia il ruolo di statista disciplinato e autorevole (faccia di bronzo compresa) davanti al paese che continua a incensarlo...

Un film che evita fortunatamente tutti i manierismi che avevano inficiato il precedente "L'amico di famiglia", altro ritratto "monster" che non mi aveva però del tutto convinto, consegnando Sorrentino alle definitive grandi realtà del cinema italiano di oggi (c'è persino un trattamento del Divo degno del Sokurov de "Il sole", ovvero la parodia della maschera di sè).

Servillo anima, fino allo sfasamento, l'uomo prigioniero delle sue falsità, logorato dalla distanza "demoniaca" con la vita, la morte (anche quella altrui) e la coscienza.

Ne esce il ritratto impetuoso di un uomo che ha difeso con un'ambigua forma di intelligenza (l'impeto da assumere in presenza di uno stato cieco, ma non ancora sordo) una mole enorme di scandali e pagine oscure della nostra storia.

Memorabili sequenze, tra tutte il Divo e la sua scorta mentre scorgono i messaggi anarchici sulle mura delle strade, in una notte (italiana) muta e silente come tante.

Emblematica la scelta di un simbolo, quello della famigerata scatola nera dell'Uc10 di Ustica, che ricorre come testimone di un vorticoso abisso dove la nostra storia è costretta a soccombere, in eterno

"Io sono trasversale" (cit.)
ULTRAVIOLENCE78  06/06/2008 15:52:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Peccato, "Il sole" di Sokurov non l'ho ancora visto...
gerardo  08/06/2008 17:16:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
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