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IL DIVO regia di Paolo Sorrentino

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Blutarski     9 / 10  13/12/2008 18:08:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caustico, commovente, agghiacciante, corrosivo, ironico, malato, acuto, pregevole, raffinato, schietto, crudo; il Divo è uno dei film italiani più belli degli ultimi anni che consacra Sorrentino come il più grade regista italiano del momento. Sorrentino ripercorre alcuni degli avvenimenti più importanti della storia italiana in maniera mai scontata, questo film è un saggio di cinema o almeno di come andrebbe fatto il cinema. Nella rappresentazione dell'eminenza grigia Giulio Andreotti, Sorrentino lavora su tre principali aspetti: l'interpretazione fenomenale di Servillo; una fotografia a dir poco pazzesca (si pensi all'ultima inquadratura che mostra il volto di Andreotti che dalla carnagione naturale passa lentamente e in maniera impercettibile alla tonalità grigia, come se tale impressione fotografica marchiasse la pellicola, la bruciasse come se la pellicola fosse la coscienza del nostro paese) accompagnata da una regia non convenzionale tipica del regista napoletano; penso alla ripresa di Andreotti di spalle, con la gobba come peculiare elemento del personaggio nell'immaginario degli italiani assieme alle orecchie in evidenza. Terzo elemento sono i dialoghi, più precisamente l'universo di allusioni, battute, doppi sensi, il linguaggio non verbale, le velate minacce, il sadico sarcasmo, la spietata strategia comunicativa di fronte all'imperante essenzialità di mostrarsi un uomo colto. Come negli altri film di Sorrentino quello che viene tirato fuori nel Divo sono gli elementi caricaturali quegli aspetti che denotano un persona, un momento storico (es. gli anni '80 o gli anni '90), dei fatti, in un modo che nessun regista italiano riesce a fare. Sorrentino ha inventato un linguaggio tutto suo in cui riesce perfettamente a comunicare con gli italiani su un proprio canale speciale, egli riesce subito a mettersi sulla frequenza giusta per catturare la nostra attenzione.
Ragazzi, questo in due inquadrature vi mima magistralmente un'epoca, richiamando stupidi dettagli per esempio. E' evidentente che questo film non sia una mera elencazione degli eventi, non ha e non vuole avere una funzione storica. Questo film è un miraggio, è sbiadito come la nostra storia e il riflesso della nostra storia post-guerra, Andreotti è un pezzo di noi. Pensate al monologo assurdo di Andreotti, l'evidente filo di collegamento con il pensiero machiavellico e i grandi del passato non è forse la risposta al nostro sotterraneo bisogno di sapere la verità, seppur scomoda, per ricordarcela ogni tanto? Non è forse una forma di patetica nostalgia verso una moralità che il nostro paese ha perso da tempo delegandola col voto?
La colonna sonora è azzeccatissima. Mi sono piaciuti molto anche gli altri attori, tra questi mi ha divertito molto quello che interpreta Cirino Pomicino. Grandissimo film, grandissimo regista.