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IL DIVO regia di Paolo Sorrentino

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fiesta     6 / 10  19/01/2014 01:42:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La smania di potere che aveva Andreotti è paragonabile a quella che Sorrentino ha per l'esser bello (tengo a precisare che non si tratta di estetica ma di esser belli). Sorrentino continua con la ricerca di un nuovo apparente, formare una breccia nella cinematografia italiana moderna ma trova due somari là dove lui crede di avere due stalloni:Tony Servillo e il "suo" montaggio (in senso ampio ossia includendo i movimenti di macchina). Toni Servillo è un attore incontrollabile, un vero divo oramai, e ciò fa si che il regista debba scendere a patti con lui, che da parte sua esige interpretare continuamente la sua parte (intendo per interpretare il significato letterale della parola, ossia leggere la propria parte e poi rappresentarla come meglio preferisce tralasciando dunque la volontà dell'autore), facendo parte di quella corrente di attori teatrali che farebbero meglio al teatro siccome, ahimè purtroppo bisogna ancora precisarlo, teatro e cinema sono due cose diverse. Il montaggio: scegliere sempre l'inconsueto, talvolta qualcuno lo scambia per maniera ma magari lo fosse, dà segno di una carenza di programmazione. Questo, talvolta, da risultati esemplari. Lasciarsi andare all'ispirazione dà, e tengo a precisarlo talvolta, vita ad autentici capolavori ma non si è sempre ispirati e Sorrentino lo è davvero raramente. Vi sono dei pregi. Una scena costruita perfettamente dove addirittura riesce a suscitare suspence (la scena con il giornalista). L'ironia che si presta fantasticamente al personaggio . il coraggio di fare un film sul potere e le lunghe scene di solitudine dove Giulio viene scortato in religioso silenzio. Ma è davvero troppo poco.