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SAVAGE GRACE regia di Tom Kalin

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  14/07/2008 12:12:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ora odioso ora intrigante, costruito con sapienza e altrettanto con un'enfasi smodata, un melò che rischia sempre di diventare la parodia di se stesso, approdo a un manierismo insostenibile, verbalizzazione sopra le righe compresa. Sembra di assistere alla versione cinematografica di un romanzo di Ian McEwan o Patrick McWrath, per intenderci.
Uno di quei film di cui è difficile parlar bene, ma che è difficile stroncare a priori.
Inanzitutto, la prova della Moore, magnifica a reggere un personaggio complesso e notevolmente sopra le righe, fin dalle prime sequenze (Far from heaven parte seconda).
E poi la sensazione che sia tutto prestabilito, che questi personaggi insolenti, snob, viziati e viziosi quanto basta per detestarli cordialmente siano così perchè così devono essere: se la cosa è voluta, allora i difetti del film, la spocchia aristocratica e Sadiana (o i pur vaghi riferimenti a Bunuel, come nel menage a trois in un letto) possono essere anche i suoi pregi.
Raramente mi sono sentito tanto spiazzato: per diverso tempo, avrei voluto io stesso mettere fine a questa noiosa farsa: una madre nevrotica psicolabile un pò ninfomane, un figlio gay conseziente e annoiato, un padre adultero che lo abbandona nel momento del bisogno, lasciandolo cullare in una morbosa catarsi di famiglia.
Sarebbe il caso di decimare l'intera famiglia, almeno virtualmente: affamata di Duchamp Proust vizi privati e pubbliche virtu'... ma poi... poi qualcosa ti resta, dentro.
Forse l'ambientazione, il monolitismo di un'apparato sociale, una certa squallida mondanità, sono particolari realizzati con una certa abilità registica.
Anche se poi il nesso temporale che vorrebbe essere freudiano finisce per spazientire chi come me è convinto che a volte è meglio morire prima di essere cresciuti: e questo vale per quell'odioso protagonista, il suo rigor mortis travestito da rivoluzione sessuale (questa poi...) o dalla follia autogestita di Barbara