FUNNY GAMES regia di Michael Haneke

In realtà il film usa molto il punto di vista dei due protagonisti, ecco il perché di inquadrature così distanti dalla famiglia; il costante rivolgersi alla telecamera e a noi spettatori; il paragone con il gioco etc... tutte tecniche che permettono di allontanare lo spettatore dal pieno coinvolgimento emotivo con le vittime del massacro, e a sorridere con aria di complicità ai due ragazzi.
Due ragazzi che tuttavia pur rappresentando ciò in cui la società si sta avvicinando sempre di più, continuiamo a rinnegare e sfuggire per il nostro perbenismo, sperando nel colpo finale a favore della famiglia, a tal punto che quasi esultiamo nel momento in cui Peter muore per il colpo di fucile, rinnegando invece l'appoggio che in diversi momenti del film abbiamo dato ai due... ma ecco che pochi secondi dopo si ripropone il gioco del gatto contro il topo, e ci troviamo riacciuffati da Paul, che schiacciando un pulsante ci riporta indietro ai doveri che ci eravamo assunti tifando inizialmente per loro. Ed è qui che si realizza un altro concetto toccato nel film, quello di unione tra realtà e fantasia, quello di unione tra ciò che è effettivamente e ciò che invece vorresti vedere. Le possibilità sono due, 50 e 50, e in questo caso, ciò che volevi vedere non è ciò che effettivamente è.