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DIARY OF THE DEAD - LE CRONACHE DEI MORTI VIVENTI regia di George A. Romero

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Macs     7½ / 10  26/05/2008 23:34:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dunque che dire, a quanto pare sono anch'io tra i primissimi ad aver visto il nuovo lavoro del buon George A. Visto in inglese e senza sottotitoli (da vero appassionato ehehehe). Mi riallaccio al commento di Phemt per dire che sono in gran parte d'accordo. Concordo su una certa pochezza degli attori, e un approfondimento psicologico pressoché inesistente (il mio voto è abbassato da una certa inverosimiglianza nelle reazioni, diciamo "leggere", delle due ragazze, a seguito dei fatti estremamente tragici da cui sono loro malgrado colpite). Per la verità ho apprezzato più la seconda parte del film, da quando il gruppo si allontana dall'hangar dei sopravvissuti e arriva al "castello". Romero non può fare a meno di caricare i toni di critica sociale del suo film (mentre nella "Terra" la critica era più politica), con un fortissimo attacco al sistema Web-mediatico e militare. Ma con l'ultima, splendida frase - che segue una scena di macabro e gratuito sadismo a danno di una "morta" (guai a parlare di "zombi"!) - la sua critica si fa universale: "Siamo davvero degni di essere salvati?" Now, YOU tell ME. Il problema dell'evoluzione recente della poetica di Romero è sempre lo stesso: il pericolo di scadere nella facile retorica. Questo film qua e là presenta questo difetto: un po' troppo spesso si insiste sull'inutilità o la bieca scioccheria di continuare a riprendere l'orrore anziché cercare di fermarlo. Ma il messaggio di Romero è ormai sempre più amaro e disilluso: forse non c'è davvero più motivo per continuare a lottare e provare a salvare un'umanità stravolta, che è solo capace di autodistruggersi. L'unica cosa che ha davvero ancora senso fare, è registrare, con algida freddezza, il dilagare della lucida follia, di cui il morbo dei "morti" rappresenta - nella poetica Romeriana - la potentissima, sconvolgente metafora cinematografica.

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