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PHENOMENA regia di Dario Argento

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     8 / 10  22/04/2011 03:50:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Appena rivisto su RaiMovie.
Inizia come un delicato fantasy (o favola nera che dir si voglia) con tracce gore, finisce come un horror supertruculento con una serie di colpi di scena senza tregua, da antologia.

E' inutile: le atmosfere, la visionarietà (grandissima la fotografia, le illuminazioni dei set, le geometrie opprimentemente perfette delle stanze, la straordinaria sequenza finale nel lago ma anche quella inziale della prima crisi di sonnambulismo di Jennifer), i giochi di montaggio, lo splatter davvero barocco (grande Stivaletti: che dire del mostro incatenato che si libera estirpandosi il pollice?), l'uso di urla, gemiti e rumori, la caratterizzazione estrema dei personaggi (avulsi da inutili scandagli psicologici, ecchissenefrega!!! La Nicolodi comunque magnifica superfolle), il coté freak (il bambino davvero repellente!), le superbe sequenze girate con miglialia di insetti veri (nel 1985 non c'era computer graphic), le musiche post-Goblin di Simonetti (grande crepuscolo del Progressive, che dire del tema principale?), un ottimo Dolby Stereo che non sfigura affatto di fronte alle attuali "diavolerie ultra-digital"... tutto appaga talmente occhi e orecchie da far passare in secondo, se non terzo piano, i buchi di sceneggiatura, le incongruenze plateali (come fa a non essere stata decapitata Jennifer nel finale, per esempio?), una recitazione che alterna pochi momenti degni di nota e molti scadimenti, qualche discutibile scelta di regia (come fa il telefono a scivolare così velocemente nel tunnel in cui cade se questo è quasi orizzontale?!?), e altre imperfezioni.

A rendere tutto ancor più affascinante il protagonismo degli animali (oltre agli insetti, che dire della magnifica scimmietta?

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER), il ruolo del vento -il fortissimo phoen delle Alpi- che rende gli ameni paesaggi svizzeri una vera e propria Transilvania espressionista, la presenza del compianto Donald Pleasance e di una Dalila Di Lazzaro che più odiosa e altera di così non si può... insomma, pur con tutti i suoi innegabili difetti, questo film riesce a sedurre come pochissimi "super-intelligenti" e super-splatter horror di oggi riescono a fare.

Perché l'atmosfera generale (rigorosamente torbida e perennemente inquietante) nonché certi "accordi inconsci" col pubblico possono tutto, bypassando allegramente la ragione. E vivaddio!!


P.S.1: Ma cosa c'entra la musica heavy metal nella sequenza del rinvenimento e del trasporto della salma del professore!?

P.S.2: Michele Soavi, oltre che da aiuto regista, compare pure tra gli interpreti... un cameo.

Da rivedere, magari in versione restaurata.