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THE INTERNATIONAL regia di Tom Tykwer

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     7 / 10  02/01/2011 06:49:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una bufera di stroncature è caduta su questo nuovo lavoro di Tom Tykwer, critiche - a parer mio - fin troppo impietose. The International è un thriller di spionaggio solido e piuttosto ben diretto, ci sono alcune mancanze nella sceneggiatura soprattutto nell'ambito della caratterizzazione dei personaggi - stride un po' l'idea di un Clive Owen che diventa paladino di una giustizia che sembra impossibile da ottenere - ma è sicuramente positivo lo svolgimento sempre coinvolgente, l'ambientazione della vicenda che tocca varie parti del mondo - dalle strade di New York alle piazze italiane, dai ricchi palazzi in vetro del Lussemburgo ai seducenti e caldi paesaggi mediorientali - offrendoci cartoline di indubbia resa visiva (dai, meraviglioso il finale fra i tetti delle case di Istanbul con lo sfondo di un'abbacinante Hagia Sophia al tramonto).
I meccanismi narrativi sono i soliti per questo genere di film: ma la sceneggiatura di Eric Singer, anzichè procedere a mille allora privilegiando - come spesso accade - l'azione fracassona, si dipana lasciando il tempo allo spettatore di capire e di riflettere per poi giocare il suo asso nella manica in un'unica sequenza di pura azione dominata dalle sparatorie, quella - molto ben ricreata, tralaltro - al Museo Guggenheim.
E poi fatemelo dire: Tykwer finalmente ha l'ardire di lasciare un po' in sospeso certi passaggi e di rinunciare all'abusata e desueta moda del deus ex machina che alla fine spiega (o capisce) tutto a tutti con annessi flashback dalla fotografia virata, lasciando allo spettatore l'arguzia di ricomporre il puzzle. Pur non essendo una pellicola che mira al politicamente-socialmente impegnato mette inoltre in evidenza la meschinità dei sistemi bancari, pronti a lucrare sulle guerre e su tutto ciò che possa portare nelle loro tasche del guadagno in più, un aspetto - sebbene non romanzato come illustrato nel film - purtroppo più che reale nella società attuale. In questo contesto si muove un cast di buoni ed ottimi attori, a partire da Owen - che pure io trovo uno dei più sopravvalutati dei giorni d'oggi - passando per la Watts, Thomsen ed Armin Mueller-Stahl (un attore del calibro di James Rebhorn - che abitudine odiosa - è invece relegato ad un ruolo praticamente di riempimento). Persino Barbareschi riesce a non risultare fuori posto.
Non lasciamoci lambiccare il cervello dal modello di Jason Bourne: è vero che quello di Liman è un lavoro di tutt'altro spessore - soprattutto grazie al grandioso soggetto di Ludlum - ma sia lui che Tykwer sono due significativi esempi di come dal cinema indipendente e di nicchia (Liman da Swingers e Go, Tykwer da Wintersleepers e Lola Corre) si possa approdare ai grandi budget con esiti altrettanto soddisfacenti.
Non siamo di fronte al capolavoro del genere, ma non vedo cosa ci sia da biasimare in un thriller nella media come The International, che riesce ad intrattenere e mantenere alta, se non la tensione, perlomeno l'attenzione, e che si avvale di una regia sicura, solida ed elegante