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IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON regia di David Fincher

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ULTRAVIOLENCE78     6 / 10  12/03/2009 13:52:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In massima parte irritante e solo in rari momenti esaltante, “Il curioso caso di Benjamin Button” rappresenta la svolta nella produzione di David Fincher, che cambia totalmente registro passando dalla connotazione cruda e sanguinolenta di opere come “Seven” e Fight Club”, al racconto fiabesco edulcorato nonché stereotipato, intriso di cliché e di rimandi –più o meno palesi- ad altre pellicole (come è già stato ampiamente evidenziato). Dalle tonnellate di melassa emergono, comunque, riflessioni validissime –e, atteso il soggetto, non poteva che essere altrimenti- benché non debitamente sviluppate, e una superba messinscena che si propone di condurre lo spettatore in un mondo alla rovescia, ove inizio e fine coincidono: ove vecchiaia e infanzia sono tanto vicine da sembrare quasi la medesima cosa nella loro mescolanza di saggezza, spontaneità e ingenuità. Un mondo in cui il tempo, nella sua circolarità, assume un’importanza relativa: non rileva quanto ma come si è vissuto; non la durata “stricto sensu”, nella quale insistono le azioni nel loro progressivo svolgersi, bensì gli atti, i singoli momenti nei quali si condensa un’intera esistenza.
Anche l’idea della vita segnata dalle fatalità trova spazio soltanto in una “didascalica” e breve digressione, rimanendo al latere di una descrizione dei fatti che si fonda, eminentemente, sulla spettacolarità delle scene, nonché della trama stessa. Insomma, belle e potenti tematiche, che si perdono in un profluvio di iperboli, banalità e luoghi comuni.
Ciò detto, “Il curioso caso di Benjamin Button” è senz’altro un buon film, se lo si considera come prodotto destinato ad un pubblico molto giovane, nonché dal punto di vista dell’ilarità (indubbiamente riuscita la vena ironica che attraversa gran parte del narrazione). Ma ciò non solleva Fincher dalla “colpa” di non aver adeguatamente sviluppato gli aspetti cruciali della novella di Scott Fitzgerald, concentrandosi quasi completamente, invece, sulla costruzione di una “mise-en-scene” oleografica e patinata. In definitiva, una gran bella confezione sotto il profilo estetico; mentre sotto quello dei contenuti: tanta carne al fuoco, ma poco approfondimento.