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A TEMPO PIENO regia di Laurent Cantet

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pier91     8 / 10  08/11/2012 22:57:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Padri, questi sconosciuti. Ancora oggi emotività negate, figure legate a funzioni familiari troppo pragmatiche e fredde. Eppure le carezze ai figli non sono più considerate volubilità, portare i soldi a casa non è più una prerogativa maschile. I tabù legati alla paternità sono stati infranti. E adesso? Ogni libertà nel momento in cui viene concessa genera vertigine. Spesso ho l'impressione che i padri emancipati siano tanti funamboli, che cerchino disperatamente un nuovo punto di equilibrio. Il protagonista di "A tempo pieno" suscita in tal senso profonda compassione. Quel che più mi ha colpito è la sua ossessione per il benessere della superficie. Un' ossessione che paradossalmente non è affatto superficiale. Nasconde il terrore del giudizio e insieme della commiserazione , la volontà che tutto resti uguale, almeno per i cari. "Ma per te non è cambiato niente, e se l'ho fatto è perché la tua vita potesse continuare come prima." dice Vincent a Julien, il maggiore dei figli. L'assurda speranza che le vibrazioni di una grande bugia siano impercettibili.
La scena della cena, su tutte, sottolinea la sensibilità di Laurent Cantet. Il venditore di merce contraffatta, nuovo "collega" d Vincent, affronta con Julien una discussione futile ma altamente simbolica: se sia più o meno sostanziale la differenza fra una scarpa di marca autentica e la sua copia perfetta. Mentre il dibattito continua, lo sguardo si sposta sulla moglie di Vincent. Muriel ha scoperto tutto e il suo volto è sconvolto dalla nausea. Nessun disgusto, solo rassegnazione per la lontananza infinita che divide le persone, per l'utopia della reciproca condivisione che crolla davanti agli occhi. L' amore c'è ma è terribilmente impotente.