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CRIME SHADES regia di Kasi Lemmons

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Spotify     6½ / 10  27/03/2016 05:54:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film simpatico con un Samuel L.Jackson in grande spolvero. E' la storia piuttosto singolare di questo barbone che ritrova un cadavere proprio vicino alla grotta dove lui dorme e in base a ciò comincerà la propria indagine personale. La regista Kasi Lemmons impregna la vicenda con della classica retorica buonista, che io ho sempre apprezzato molto nel cinema. Praticamente ci vuole far capire come in realtà, anche un senzatetto (tra l'altro disturbato mentalmente) può riuscire a fare qualcosa di importante, nonostante all'apparenza non si direbbe affatto. Penso comunque che il messaggio sia rivolto a tutti coloro che vengono giudicati scarti della società solo per via della loro condizione sociale o fisica, e invece si rivelano capaci di fare grandi cose. Altra cosa che la regista inserisce è che per una volta non sono i soliti bianche saccenti e presuntuosi a risolvere i quotidiani dilemmi come quelli che si presentano all'interno della pellicola, ma ben si, gli stupidi e sporchi neri. Il messaggio che traspare è dunque molto sociale, ben inserito e rappresentato nel contesto di tutta la storia, nonostante non sia esattamente originale. La forza, o per lo meno, la maggior parte di essa, è data da Jackson, il quale si dimostra un attore davvero bravo. Caratterizza il personaggio di Romulus con grande eccentricità ed ironia, non essendo mai banale o cadendo nello stereotipo del ruolo. Poi dimostra di avere anche una certa versatilità, infatti in alcune situazioni è alquanto simpatico, in altre invece è abbastanza serio, o comunque si concentra esclusivamente sul caso dell'omicidio. Espressioni sempre convincenti e caratteristiche, grandissima interpretazione dei dialoghi pronunciati sempre con un briciolo di ironia. La regia ha pregi e difetti, i temi che ho citato sopra sono, appunto, rappresentati bene; la Lemmons fa si che alla fine la pellicola risulti piacevole, limitandosi a svolgere, a tratti, il classico compitino. Il ritmo è sicuramente scorrevole, non ci si annoia mai, infatti la narrazione è buona, la storia viene portata avanti con una discreta fluidità, anche se non mancano alcuni punti un po' più stazionari. Il personaggio di Romulus viene reso molto affascinante, la regista è brava nel mostrarci il suo cambiamento (temporaneo) da sporco barbone a uomo elegante con la dote di saper suonare persino, molto bene, il pianoforte. Ottima anche la caratterizzazione del personaggio, reso imprevedibile e piuttosto strambo. Buona anche l'abilità della Lemmons nell'utilizzo dei generi, infatti fonde con omogeneità, thriller, commedia nera e dramma. Ovviamente ci sono anche alcuni demeriti, come ad esempio una fotografia sfruttata piuttosto male, poco caratterizzante, molto opaca, non l'ho apprezzata. Poi il finale l'ho trovato sbrigativo, in pratica dopo circa 90 minuti di ricerche, indagini e quant'altro, il segreto di tutta la vicenda viene svelato all'improvviso negli ultimi 5 minuti e, scusatemi tanto, ma ciò non mi sta per niente bene. Poi ci sono anche altre cose che la director gestisce male, come ad esempio l'odio di Romulus nei confronti del fantomatico uomo della torre. A tutto questo si associa una debole sceneggiatura, lascia a desiderare in parecchie cose: ho avuto la sensazione come se si è voluta mettere troppa carne al fuoco, non riuscendo a gestire tutto quanto, col risultato che diversi elementi e situazioni vengono tralasciate o approssimate, come ad esempio, il ritardo mentale del protagonista, il rapporto stesso con l'uomo della torre e il legame complicato con la figlia. Poi alcuni personaggi che sembravano interessanti vengono approfonditi pochissimo o comunque meritavano più spazio. Per fortuna c'è anche qualcosa di positivo, come la stesura del personaggio principale, scritta bene, ed i dialoghi che risultano sempre pepati e mai noiosi.

Conclusione: in generale un filmetto godibile, mi aspettavo peggio, e invece, seppur con diversi difetti, risulta essere un thriller carino e che, nel suo piccolo, fa anche riflettere. Sufficienza piena.