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LA COSA regia di John Carpenter

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ULTRAVIOLENCE78     8½ / 10  24/02/2009 20:40:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nell’impianto narrativo c’è molto di Howard Hawks, da cui John Carpenter ha saputo ben mutuare la capacità di raccontare tenendo sempre alto il ritmo nonché i livelli di tensione. E non si può certamente affermare che “La Cosa” non eccella sotto tali profili: non un momento di stanca, di caduta di tono in questa pellicola che riserva, in quasi ogni momento, imprevisti e colpi di scena.
Dunque un grande tributo al regista di Goshen, ma allo stesso tempo un film originalissimo nel modo di trattare lo scontro tra l’uomo e l’alieno, che costituisce un ribaltamento rispetto alla visuale di Hawks: dagli uomini che, ad eccezione del caso isolato che incarna il fanatismo scientifico, fanno fronte comune contro la minaccia esterna si passa allo scenario ben più pessimistico, in cui tutti sono contro tutti; scenario in cui il nemico si confonde con l’”amico”.
“Prima facie” potrebbe, inoltre, non sembrare neanche tanto peregrino l’accostamento all’“Invasione degli Ultracorpi”, ma i paragoni si fermano in superficie, così come ha precisato in un’intervista lo stesso Carpenter: “[…] in Don Siegel gli invasori sono talmente civilizzati che la loro prospettiva di vita risulta allettante anche alla protagonista. Se l’essere umano sopravvive dov’è il problema? Se ciò che ci rende umani ha a che fare con la violenza, la morte e la paura, perché non diventare tutti alieni?”. Con quest’ultima domanda di natura esistenzialista, il regista di Carthage tocca un punto “scottante” che emerge –anche se non capisce se ciò era nelle intenzioni del suo autore- dal film e che Siegel, volontariamente o meno, lascia aperto. Ma a Carpenter non interessa né la riflessione sull’alieno quale specchio del “modus vivendi” della civiltà né l’idea di configurare un’esistenza alternativa, ma non per questo peggiore, a quella ordinaria.
In altre parole, non vi è, in “The Thing”, la possibilità di uno “status quo” accettabile: tutto ciò che comporta la venuta della razza extraterrestre è, “sic et simpliciter”, distruzione del genere umano brutale, cruenta e, soprattutto, completa: non assorbimento indolore nell’altro (come avviene in “The invasion of the body snatchers”) ma annientamento totale nel sangue. E questa rappresentazione inquietante e orripilante è resa benissimo in virtù dell’eccelso lavoro di Rob Bottin (trucco) e Roy Arbogast (effetti speciali), il cui apporto è stato fondamentale nel contribuire a rendere “The Thing” un “cult” della fantascienza. A ciò si aggiungano la splendida fotografia di Dean Cundey e le musiche di Ennio Morricone, che accompagnano perfettamente il crescere della tensione.