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HALLOWEEN: LA NOTTE DELLE STREGHE regia di John Carpenter

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stratoZ     8 / 10  01/11/2023 14:30:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Il primo ed inimitabile "Halloween" è la dimostrazione di come con un budget relativamente esiguo sia possibile creare un film che non tanto a livello artistico, quanto come influenza culturale, riuscirà a lanciare una moda che pervaderà il cinema horror, nel bene e nel male, almeno per i vent'anni successivi, con degli strascichi che arrivano fino ad oggi. Il merito non è tanto quello né di aver creato, né di aver codificato un sottogenere, quanto di averlo portato ad un successo tale e ad un'esposizione mediatica così alta da lanciare quello che fino a quel momento era un fenomeno di nicchia nelle vetrine più famose, favorendo la proliferazione sia dei seguiti stessi che delle innumerevoli altre saghe a venire.

Halloween presenta buona parte degli archetipi dello slasher che ritroveremo nel genere da qui in avanti, a partire da una rappresentazione volutamente bidimensionale dei personaggi, importati sullo schermo semplicemente allo scopo di essere carne da macello, con quella netta divisione tra i disinibiti sessualmente e la final girl più casta che stereotiperà per parecchio tempo sugli schermi anni 80's, c'è da dire che questo fattore è di difficile interpretazione, non sono mai riuscito ad avere un appiglio sulle intenzioni di Carpenter nel sottolineare questo significato dal punto di vista del killer, se le origini dei suoi disturbi possano essere causate da una repressione sessuale e quindi ci sia sotto sotto una velata critica alla borghesia perbenista e bigottina, anche considerata l'ambientazione dei sobborghi, ma diciamo che il punto del film non è tanto questo,

Michael Myers rappresenta il male più puro, quello ineluttabile, immortale, onnipresente, onnisciente, introduce quela figura di serial killer praticamente sovrannaturale del tutto inspiegabile, dalle motivazioni che lo spingono ad agire così all'invulnerabilità, o meglio, come si vede nel film, può essere solo fermato temporaneamente, ma tornerà sempre, insomma è una metafora di quel male perenne da cui è impossibile liberarsi perché intrinseco nella natura umana - o forse non solo umana -

Sheriff Brackett: "A man wouldn't do that."
Dr. Loomis: "This isn't a man!"

A questo contribuiscono alcune scelte narrative che prese nel singolo sono discutibili ma viste nell'insieme metaforico rendono parecchio di più, Michael è stato rinchiuso in ospedale psichiatrico fin da tenera età, come è possibile sappia guidare la macchina?
Così come la scelta registica di Carpenter con le sue continue apparizioni e sparizioni trova più fondatezza da questo punto di vista, ma in ogni caso sarebbe stata una regia comunque straordinaria. Regia che merita ben più di una menzione e che probabilmente è il punto forte del film, a partire dalla prima splendida shockante sequenza tutta in soggettiva.
Carpenter comunque mantiene uno stile relativamente classico di gestione della suspense, con quella dilatazione dei tempi che favorisce tanto una tensione costante che va in crescendo, curioso notare come effettivamente il primo omicidio venga mostrato dopo quasi un'ora di film, praticamente a due terzi, la prima ora è basata su una sapiente costruzione delle atmosfere, fatte di dettagli, fuori campi, impallamenti. Il killer raramente viene mostrato per intero, è una figura ingombrante che progressivamente si insedia nella tranquilla vita della cittadina, inizialmente tra l'inconsapevolezza degli abitati, che non hanno una vera e propria percezione del rischio, l'unico ad avere più informazioni è il Dottor Loomis, medico di Michael da anni, che non da neanche tante spiegazioni allo spettatore.
Carpenter gestisce tutto perfettamente, dalle comparse del killer in sottofondo, con quella figura cupa a sovrastare i personaggi all'utilizzo sapiente del sonoro con quel respiro affannato utilizzato anche fuori campo che fa raggelare il sangue, la sensazione di essere avvolti dall'assassino si fa sempre più forte, l'onnipresenza di questo "male" è quella che rende il film così pregno di tensione.
Così come il finale, così aperto, si sposa perfettamente con le intenzioni precedenti del film, insomma una gestione della suspense ineccepibile.

Il grande successo della pellicola darà vita ad un fortunato e prolifico franchise, che a mio parere gli darà una concezione un po' troppo giocattolosa col passare dei capitoli e le varie forzature, del fascino e della potenza emotiva di questo primo film rimarrà poco, in ogni caso la colonna sonora, scritta da Carpenter stesso, diventerà un'icona del genere, ma anche della festività di Halloween stessa, così come la maschera di Michael e il suo coltello che assomiglia molto a quello che usa mio padre per tagliare l'anguria.