Zero00 10 / 10 12/03/2008 14:00:27 » Rispondi Capolavoro del cinema horror, raro esempio di soggettivazione del cinema. Michael e la macchina da presa vengono a coincidere. L'occhio di Michael diventa l'occhio dello spettatore e questo accresce enormemente la tensione.
Michael Myers rappresenta il male. Ce lo dice il suo medico, ma lo capiamo anche noi, guardando dal suo punto di vista e osservando il suo modo di fare. Non male in senso religioso, sminuirebbe il personaggio una lettura simile: Michael è il male che ogni essere umano si porta dentro che si oggettiva. E' il primordiale, il primitivo. Myers è Hyde mente gli abitanti della provincia americana sono i Jeckyll.
Le caratteristiche che connotano l'assassino sono tre: la curiosità (basta notare il come guarda il cadavere di uno dei ragazzi quando lo uccide) tipica dei bambini e dei primitivi, la voglia di giocare (che si trasforma in pura violenza - quando è bambino la prima volta, poi quando compie la strage da adulto, ed è sintomatico che prenda di mira ragazzi che si stanno divertendo e che richiamano quell'animalesco e infantile che lui rappresenta - e la baby sitter, che gli ricorda sua sorella), la maschera bianca, anonima, che cancella ogni connotazione che potrebbe differenziarlo da altri (la macchina da presa, appunto).
Michael non muore perchè lui è il lato primitivo della società in cui vive, il tuo contraltare, il doppelganger
Un capolavoro, sintomatica rappresentazione della società americana in cui non è impossibile riconoscere l'essenza del ciname (voyeristica com'è voyerista Myers)