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DISTRETTO 13: LE BRIGATE DELLA MORTE regia di John Carpenter

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Marco Iafrate     8 / 10  23/01/2012 17:22:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Siamo nella periferia di Los Angeles nel 1976 ma potremmo tranquillamente trovarci nella periferia di Roma nell' ormai prossimo (ebbene sì, il tempo vola) 2030, interi quartieri in mano alle bande armate, l'illegalità spadroneggia, le forze di polizia sono come i panda, a rischio estinzione in balia del male. A 28 anni la mente di un giovane Carpenter già partoriva immagini di un mondo possibile, dove se non sei uno dei Fantastici 4 è meglio che dopo il calare del sole te ne stai buono buono a vedere Pippo Baudo in televisione così da evitare una precoce discesa al sepolcro.
L'agghiacciante scena della bimba con il gelato basta da sola a racchiudere il messaggio che il regista vuole trasmettere con questa pellicola: L'essere umano sa essere più crudele dell'immaginazione. Quando si arriva ad uccidere con la stessa facilità con la quale scacciamo una mosca dal viso, significa che siamo andati oltre le leggi della natura, soprattutto perché l'uomo dispone di un cervello più evoluto di quello degli animali e dovrebbe avere anche una coscienza, non è un caso che alla banda di fuorilegge che assedia il distretto di polizia Carpenter non dà un volto ne un'anima, una massa anonima ed inespressiva che non può non ricordare gli zombi di Romero, gli uomini non hanno strategia, agiscono come sotto ipnosi, spinti da una solo desiderio: uccidere o con la stessa noncuranza morire uccisi.
La violenza può raggiungere livelli di stupidità impressionanti, la massa umana che avanza verso l'avamposto innalzato dai poliziotti a difesa dell'unico responsabile di tale delirio (l'uomo che ha ucciso uno dei delinquenti) è la sua rappresentazione, ricorda gli eserciti durante le battaglie, un insieme di impotenze che avanzavano senza paura, impavidi, uno contro l'altro, completamente privi di tutto ciò che ha valore nella vita di un individuo: la libertà della ragione; Questi docili automi, strumenti in mano ad una manciata di uomini che comandano, avanzano eroicamente, ma a quale scopo? Beccarsi una pallottola in fronte per poi vedere dall'alto dei cieli i comandanti che contano le perdite dei propri uomini, chi ne ha subite meno è il vincitore. Che soddisfazione aver contribuito alla vittoria!.
Se da una parte abbiamo una violenza cieca e ottusa dall'altra ad appoggiare le forze dell'ordine c'è una violenza che al contrario ci vede molto bene rappresentata da due criminali in trasferimento da un carcere ad un altro, Carpenter sottolinea le diverse forme che può assumere il male, c'è quello gestito da un cervello funzionante e quello affidato a scatole craniche vuote.
Per ultimo un quesito: I criminali che affiancano i poliziotti neanche a dirlo sono uno bianco e uno nero, siamo in America, uno dei due deve morire (è sempre così), indovinate un po' chi ci lascia le penne? Non c'è bisogno di spoiler, lo capirebbe pure un bambino.