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DARK STAR regia di John Carpenter

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Bluebird     10 / 10  09/06/2017 17:47:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'esordio alla regia di John Carpenter non poteva che essere un film a basso costo, peculiarità rimasta in molti dei suoi successivi lungometraggi, dove la verosimiglianza lascia spazio ai contenuti e alla caratterizzazione dei personaggi. Già in Dark Star il regista sembra avere le idee chiare su cosa sia per lui il cinema: una forma d'arte. Siamo nel 1974 e Carpenter era alle prime armi, ma cosa può partorire la mente giovane e fresca di un grande regista? Tante, forse troppe idee in un solo film. In Dark Star troviamo infatti già molte delle principali tematiche care a John: un'evidente polemica alle politica statunitense, all'uso delle armi, l'alienazione dei rapporti tra i personaggi con la loro cocciutaggine e, ovviamente, gli antieroi. Tutto sembra andare contro gli stereotipi della "buona" Hollywood, ma l'atteggiamento controcorrente del film non nasce semplicemente da una sterile polemica, ma dalla genialità ed originalità del giovane regista.
Parodia di 2001: Odissea nello spazio, degli Sci-Fi anni '50 e del Dottor Stranamore, Dark Star ispirerà alcuni dei più importanti film di fantascienza (primi fra tutti Alien e Star Wars) i quali si focalizzeranno però solo su alcuni aspetti di un film così eclettico. Fantascienza, horror, commedia, drammatico: difficile definire un film che come questo riesce a far sorridere, commuovere, divertire e sognare senza mai annoiare.
Personaggi fantastici, ottima colonna sonora firmata dallo stesso Carpenter e regia impeccabile fanno di questo film una delle migliori opere del regista e non solo.
E' giusto storcere il naso per le tecniche di realizzazione di questo film? Probabilmente no, commisurate all'epoca e ai soli 60.000 dollari di budget le tecniche di ripresa sembrano davvero egregie e non disturbano una storia più reale di moltissime produzioni odierne piene di effetti speciali. Ebbene personalmente in questo film mi ci ritrovo: c'è la nostra società e un bel po' dei suoi problemi.
Forse meno filosofico del 2001 di Kubrick, ma a mio parere ancora più poetico e tremendamente schietto, è un film che non può lasciarci indifferenti: siamo uomini e non macchine, uomini con un nome, liberi di cavalcare l'onda dei nostri sogni o di dormire anche in una dispensa senza dover necessariamente paragonarci a un Dio biblico pur di credere in ciò che decidiamo di essere.
Siamo soli nel nostro universo? Può essere, ma forse una delle cose che ci accomuna è che lo siamo tutti.