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ROCKY regia di John G. Avildsen

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Spotify     8 / 10  18/01/2017 04:47:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
---- COMMENTO SPOILEROSO ----

Finalmente sono riuscito a vedere questo film! Sarebbe davvero grave, se uno come me, che è appassionato di cinema, in vita sua, non vedesse neanche una volta "Rocky", una pellicola che è un manifesto, un'icona di tutta la settima arte.
Che dire, un'opera potente, intensa e toccante. E' una pellicola che fa vivere allo spettatore delle emozioni particolari, le quali si riescono a provare in poche altre opere. Rocky diventa immediatamente una specie di eroe per l'astante, una figura quasi da venerare, oltre che incredibilmente realistica.
La trama all'apparenza è semplice: la vicenda si svolge a Philadelphia e ruota attorno a Rocky Balboa, un giovane pugile italo-americano di bassa categoria. L'uomo non ha una vita rosea, in quanto per ottenere qualche soldo, si ritrova a fare dei favori a Tony Gasco, un piccolo gangster, il quale però tratta Rocky con molto rispetto. Balboa vive in un monolocale piuttosto fatiscente ed ha un pessimo rapporto con il coach di pugilato. Difatti quest'ultimo considera Rocky un fallito. La vita del pugile subisce una prima svolta quando si fidanza con Adriana, la sorella del migliore amico di Rocky, Paulie Pennino. Ma al giovane la vera occasione si presenta quando Apollo Creed, il campione dei pesi massimi, decide di sfidarlo per il titolo. Balboa accetta e comincerà ad allenarsi duramente per sostenere un incontro quasi proibitivo ma che potrebbe farlo diventare qualcuno.
Avildsen, da una sceneggiatura piuttosto lineare e senza grossi sussulti a livello di colpi di scena e quant'altro, riesce a ricavarci un film estremamente profondo e che senza dubbio ha segnato un'epoca. Il regista innanzitutto ha voluto fare un ritratto buonista dell'America, etichettandola come la terra delle opportunità, la terra dove tutto è possibile. Nel film infatti, il protagonista ha appunto, un'enorme opportunità, la quale potrà giovargli in ben due cose: la prima è che lui potrebbe diventare una figura di spicco nel pugilato, battendo Creed o anche resistendogli per più round possibili. La seconda cosa, sarebbe il radicale cambio dello stile di vita. Una vita più lussuosa ed appagante, rispetto a quella squattrinata che Rocky conduce nei bassifondi di Philadelphia.
Altro aspetto morale sul quale il director si concentra, è il credere in se stessi. Avildsen infatti, ci mostra un Rocky, il quale, man mano che si allena per la sfida contro Apollo, prende sempre più coscienza e fiducia in se. La scena emblematica riguardo ciò, è senza dubbio quella dove il pugile sale sulla scalinata e alza le braccia al cielo. Scena tra l'altro bellissima e profonda.
Il regista caratterizza il protagonista in maniera minuziosa. Avildsen sottolinea pregi e difetti di Rocky, ci conduce nella sua vita privata, nella sua vita sportiva, ci mostra le sue abitudini, le sue conoscenze, persino le quotidiane passeggiate, diurne o notturne, che l'atleta fa. Però, quello che il director tiene davvero a mostrarci, è l'esistenza triste, anonima, grigia, che conduce Balboa. Quest'ultimo poi, cerca di mascherare ciò attraverso il pugilato e altri metodi, ma dentro sta male, ha scarsissima stima di se e neanche la stessa boxe si rivela una "cura" concreta. Con la conoscenza di Adriana però, la musica cambia, Rocky improvvisamente si rivitalizza e per la prima volta si ritrova a voler davvero qualcosa e cerca in tutti i modi di ottenerla. Una volta riuscitosi, vediamo un uomo più raggiante, più felice, ora che al suo fianco c'è una donna, la quale ha combattuto la propria timidezza per poter stare con Rocky. Infine, con gli allenamenti intensi per la sfida contro Creed, il giovane pugile, scopre una forza interiore che forse manco sapeva di avere. Insomma, la cinepresa è puntata quasi sempre su Stallone, ci sono tantissimi primi piani, alcuni davvero funzionali. E' come se il regista vorrebbe farci conoscere Rocky Balboa di persona, ci vorrebbe far interagire con lui. Alla fine, lo spettatore resta colpito dal protagonista e sviluppa nei suoi confronti una forte empatia. Insomma, un grande, grandissimo lavoro del director. Anche altri personaggi sono interessanti, ad esempio Adriana è molto particolare, con un carattere non facile ma intrigante. Anche l'istruttore di Rocky, Goldmill, riesce a suscitare interesse nello spettatore, grazie soprattutto al carisma dell'uomo nonostante l'età.
Il ritmo è abbastanza fluido, non proprio incalzante, visto che tutta la prima parte procede un po' a rilento. Però, con l'avvento del secondo tempo, l'adrenalina cresce e si attende con tanta ansia l'epico scontro tra Rocky e Apollo Creed. La narrazione si rivela funzionale, Avildsen aggiunge un tassello alla volta, dando alla storia uno spessore che cresce scena dopo scena. Dapprima infatti, il regista ci fa vedere come Rocky conduce la propria vita, tra favori da fare a Tony Gasco e il giro d'amicizie del pugile. Poi c'è la conoscenza di Balboa con Adriana. Questo punto della pellicola, per fortuna, non ci è mostrato secondo il solito, stereotipato, romanticismo, ma è sviluppato in maniera diretta, senza dosi inutili di smielosità. Vediamo semplicemente Rocky che, in maniera un po' goffa, cerca di conquistare una ragazza ancor più goffa di lui, tutto qui. Poi abbiamo il fidanzamento con Adriana. Successivamente, c'è un altro momento importantissimo per l'economia del film, sto parlando del duro confronto che c'è tra Rocky e Goldmill. Un'episodio di vitale importanza, principalmente per due motivi: il primo perché spezza l'andamento un po' macchinoso che la pellicola aveva avuto fino ad allora. La scena infatti è fortemente emotiva ed emozionante e si conclude in maniera a dir poco commovente. Il secondo motivo è che tale sequenza, sposta il corso della vicenda verso lo scontro tra Rocky e Creed. Difatti, prima di virare su questo binario, il principale del film, la storia aveva trattato tutt'altro. Infine, l'annuncio dello scontro tra i due pugili. Avildsen dunque, si preoccupa di gettare prima delle solidissime fondamenta e poi, man mano sviluppa l'opera in maniera concreta e compatta, con l'obiettivo di creare nell'astante più trepidazione possibile per il duello tra i due atleti.
Tra le scene cult da citare, oltre alla già nominata sequenza di Rocky che alza le mani al cielo sopra alla scalinata, abbiamo quella memorabile dello scontro Rocky vs Apollo, la quale rappresenta anche il finale. Secondo me uno dei momenti storici del cinema. Questa scena è attesissima, non si vede l'ora di visionarla, di viverla. L'epico duello tra i pugili però, arriva solo alla fine della pellicola, ma, si può dire con assoluta certezza, che ne è valso la pena attendere quasi 2 ore per 10, palpitanti, minuti di combattimento. Il colpo di classe di Avildsen difatti, sta proprio qui: perché, se il film di per se non è molto dinamico, ecco che il regista, proprio nel finale, ti fa ricredere, realizzando in pochi minuti una sequenza-capolavoro. Il combattimento è davvero realistico, drammatico, intenso, ed ogni volta che Rocky colpisce Apollo, una piccola scossa scuote lo spettatore. C'è poi quell'urlo che è diventato leggenda (vedi spoiler).
Scenografia buona, il director esplora parecchio i bassifondi di Philadelpia, in quanto vuol stare a sottolineare l'ambiente malsano in cui vive Balboa e le rispettive conoscenze del pugile. In più, dettaglio non da poco, il regista gira molte sequenze in questi luoghi durante la notte, scelta volta ad evidenziare ancora di più, l'atmosfera lugubre delle zone più periferiche della città.
Io non sono un grande amante di Sylvester Stallone, però devo ammettere che in "Rocky" trova davvero la sua dimensione e quella che ne viene fuori, è un'interpretazione magistrale. L'attore mette in gioco tutto se stesso, sfoderando una recitazione intensa, coraggiosa, profonda, a tratti persino toccante. Rocky, grazie a Stallone, sembra davvero un personaggio reale. Perfette le movenze sul ring del buon Sylvester, molto agile e preparato. Le espressioni sono sempre riuscite ed è eccezionale l'esplicazione dei dialoghi. Segnalo a tal proposito, un impeccabile doppiaggio del nostro Gigi Proietti.
Altra grande interpretazione, è quella di Talia Shire nel ruolo di Adriana. Veramente bravissima questa attrice, molto credibile e intensa. Anche in questo caso, espressioni perfette.
La colonna sonora è un altro elemento portante. Conosciuta ovunque, trasmette una carica non indifferente e non poteva essere più azzeccata. E' una musica trionfale, incita ad alzare la mani al cielo come se si avesse vinto qualcosa. E Avildsen la usa sempre al momento giusto.
Fantastico il montaggio, sempre fluido, oscar meritato.
Fotografia invece senza infamia e senza lode, non da moltissimo a livello estetico.
La sceneggiatura, è stata scritta dallo stesso Stallone e per me, non è esente da difetti: quello principale riguarda la prima e la seconda parte: la prima si concentra un po' troppo sulla vita privata di Rocky e poco su tutto il resto. La seconda si svolge in maniera un po' frettolosa, non viene approfondita moltissimo, si cerca di giungere il più velocemente possibile al duello finale, questo però, scritto bene. In generale manca un po' di sostanza. Il resto è tutto abbastanza lineare, non ci sono grosse intuizioni o roba del genere, persiste solo una piacevole semplicità. C'è una grande stesura dei personaggi, tratteggiati in maniera ineccepibile. Grandiosi i dialoghi, mai noiosi, sempre trascinanti, specie quelli di Rocky.

Conclusione: film davvero bello, struggente come pochi ce ne sono. Un insegnamento saggio sul credere in se stessi. Questo è Rocky, un'opera immortale caratterizzata dalla splendida e veritiera performance di Stallone.
Un gioiello, un grande cult.

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