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PRANZO DI FERRAGOSTO regia di Gianni Di Gregorio

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oh dae-soo     8 / 10  14/10/2011 23:49:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non lasciamo perdere questa occasione per piacere. Non permettiamo che questa piccola opera prima di Gianni Di Gregorio venga semplicemente ricordata per essere un film divertente, godibile, ben girato e tenero. Perchè Pranzo di Ferragosto è un autentico miracolo, un film che, da italiani, dovremmo essere orgogliosi di "possedere". Non sarà il Sorrentino de Le conseguenze dell'amore o il Crialese di Nuovomondo ma nel suo piccolo anche questo film deve essere un punto di riferimento per il cinema italiano che verrà.
Gianni vive e accudisce l'anziana madre. A Ferragosto, in cambio di qualche bolletta "condonata" e di una visita medica gratis, è costretto ad ospitare altre 3 vecchiette. Sarà una giornata molto lunga...
Pranzo di Ferragosto dietro la semplicità dell'operazione nasconde un grandissimo coraggio.
Per prima cosa perchè si avvale quasi esclusivamente di un "cast" di ultraottantteni, perlopiù dilettanti. Le 4 vecchiette sono straordinarie, su tutte l'eccezionale Teresa (la madre del protagonista), una nobile decaduta che parla un italiano perfetto e che regala perle di comicità (involontarie?) straordinarie. Basti il prologo per capire che personaggio abbiamo davanti. Le 4 anziane (non) recitano con una naturalezza incredibile, senza tante sovrastrutture o chissà quali tecniche. E Gianni Di Gregorio (il regista-attore) sta al loro pari senza problemi. C'è così tanta naturalezza che molte battute sembrano addirittura improvvisate, sempre che non lo siano.
Coraggioso anche perchè tutto il tutto si basa su una sceneggiatura esilissima, nessuna scena madre, nessuna volontà di commuovere, nessun trucco per attirare lo spettatore. Un (neo-neo) realismo di una "onestà" pazzesca, come raramente mi era capitato di vedere. E anche il ritmo del film va di pari passo con le sue anziane protagoniste, si fa lui stesso "anziano", lento, capace di prendere le sue pause, intelligente, misurato.
Di Gregorio, magari senza volerlo, rispetta quasi perfettamente le unità aristoteliche di luogo, tempo ed azione. Sarà per questo che, a mio modo di vedere, Pranzo di Ferragosto potrebbe essere un'ottima piece teatrale.
Si vede lontano un miglio che il regista in passato era uno sceneggiatore. I dialoghi sono sì semplicissimi ma assolutamente perfetti. Non è un caso che la maggior parte delle volte il divertimento più che dalle vicende (a parte quella della vecchietta con la teglia di pasta al forno nel letto, strepitosa) venga proprio dalle battute ( "D'Artagnan c'ha il naso grifagno? m'è scaduto", il dottore che dice "me dovresti tenè mi madre", Marina di notte al ristorante che dice a Gianni "per me come sei venuto te ne poi anche annà" e lo strepitoso "peut etre" ripetuto due volte da Valeria nel pranzo finale).
Ma in mezzo a tanta leggerezza e semplicità Pranzo di Ferragosto riesce, senza farlo minimamente pesare, a trattare tematiche più amare, molto scomode. Gianni riceve soldi per tenere le vecchiette. Credo che offrir denaro ad altre persone per "piazzare" la propria anziana medre sia un qualcosa che fa riflettere. Son soldi sporchi, soldi che rappresentano la nostra sconfitta. E nel pranzo finale sono addirittura le stesse vecchiette a tirare fuori biglietti da 100 euro per convincere Gianni a farle restare insieme. Perchè è questo quello che è successo in questi ultimi tempi. L'anziano è ormai una specie a sè, una creatura che sta bene soltanto con i propri simili. Non esiste più la grande famiglia di una volta, quella in cui tante generazioni convivevano insieme. Le quattro vecchiette non vogliono lasciarsi perchè soltanto tra loro, reciprocamente, percepiscono quell'affetto, quella pazienza, quella voglia di passare del tempo insieme, tutte quelle cose ormai dimenticate da figli e nipoti. Forse sarà per questo che quando Marina nel pranzo finale dice "E' già finita la festa?" io, invece di ridere come avrei dovuto, ho incominciato a piangere.