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VINYAN regia di Fabrice Du Welz

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  09/11/2012 11:09:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un video girato a Burma risveglia le speranze di una coppia che ha perduto mesi prima il proprio figlio durante l'abbattersi di uno tsunami.
I resti non sono mai stati ritrovati e il sospetto che sia stato rapito da mercanti di bimbi prende sempre più corpo, inducendo i genitori a partire alla volta delle numerose isole situate nel Mar delle Andamane. Accompagnati da un viscido boss locale verranno a contatto con una natura lussureggiante e minacciosa, all'interno della quale sussiste una sorta di limbo popolato da ostili ragazzini ricoperti di fango.
Se non fosse per gli inserti onirici "Vinyan" assumerebbe almeno in partenza caratteristiche da modesto thrillerino. Fabrice Du Weltz vanta fortunatamente capacità visionarie adatte a mantenere alta la curiosità riguardo questo mistero dagli impulsi stranianti. La parte centrale però resta tirata per le lunghe e poco interessante nel contrasto tra coniugi, con possibilismo e scetticismo banalmente contrapposti.
A seguire l'intrigo si fa più criptico e quindi affascinante, vita e morte non scorrono più in parallelo ma si intersecano come sogno e realtà dando vita a momenti in cui lo smarrimento dei protagonisti è tangibile. La follia assorbe le certezze, mentre il desiderio materno della sempre brava Emmanuelle Béart prende il sopravvento attuandosi nel suggestivo triangolo tra natura, uomo e irrazionalità.
Ben vengano le pregiate ambizioni ed il volersi staccare da certo grigiore cinematografico, Du Weltz però dovrebbe fare un bagno di umiltà evitando di mostrarsi così ben disposto verso un ermetismo troppo ricercato.
Apprezzabili le influenze tratte da Weir, Herzog e Coppola, come notevole è l' interpretazione visiva dello tsunami sui titoli di testa che rimarca le incredibili doti di questo regista, purtroppo qui sminuite da un esibizionismo intellettuale davvero inopportuno. Occasione sprecata.