kowalsky 6½ / 10 10/09/2008 16:56:42 » Rispondi La storia (un medico alle prese con la propria coscienza e con l'illusione di vedere troppi giovani preparati a morire per la madre Russia, sullo sfondo di una nazione post-Stalinista) è troppo intrigante, ma si direbbe che la scelta formale del regista (figlio di tanto padre, anch'esso regista) - così fortemente simbolica didascalica e metafisica - rischi più di celare la denuncia ideologica del film anzichè potenziarne il messaggio. Leone d'Argento a Venezia, lascia perplessi proprio per le potenzialità poco espresse: non credo che lo rivedrei, però quel mondo desolante, quel "punto di non ritorno" che in qualche modo rievoca Tarkovskji, al di là dell'anacronismo simbolico, reca un pathos, una sensazione di disagio che non posso ignorare