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TEZA regia di Hailè Gerima

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strange_river     8 / 10  31/03/2009 21:13:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Riassumere in poche righe un film come Teza è per me scommessa ardua, in quanto si tratta di un'opera composita e affatto lineare.
Strutturato su diversi piani temporali e spaziali, compreso quello del sogno, il film abbraccia una tale vastità di tematiche che ridurle ad un pur complesso affresco storico/politico dell’Etiopia risulterebbe penalizzante per l’ambizione che ha di raccontare anche delle lacerazioni interiori e del bisogno di memoria che invece, a mio parere, è il vero cuore di questo film.
La memoria è affidata ai ricordi di Anberber, diventato medico in Germania, rientrato nel suo paese dopo la caduta del Negus e ritornato infine dopo molti anni al suo villaggio natio, che assiste al rapido e violento dissolvimento di tutte le speranze di libertà affidate al cambiamento politico, ben presto tramutato in nuovo regime; ma è affidata anche ai ricordi dell’infanzia perduta e delle tradizioni antiche che si scontrano con le più occidentali filosofie positiviste e materialiste di cui anche egli è portatore; così come nei ricordi della sua vita in Germania si capisce della nostalgia e dei dissidi, interiori e non, dovuti alla propria provenienza.
Sono ricordi che per tutta la durata del film annichiliscono Anberber nel ruolo di spettatore di un presente ancora violento e lo incatenano ad una condizione di passività catatonica, scossa solo dagli incubi notturni che lo tormentano, fino a che un sogno finalmente salvifico gli rivela le possibilità di rinascita che comunque ci sono, nonostante le sconfitte e i dolori che ha attraversato, una rinascita come sempre affidata ai più giovani.
Attorno ad Anberber, i più contrastanti personaggi, da sua madre e gli altri abitanti del suo villaggio, ai suoi compagni in Germania, all’amico con cui condividerà parte del suo cammino, in una rappresentazione corale e difforme che contribuisce a dare un carattere quasi epico alla narrazione.
Gerima deve averci messo molto cuore e molto amore in questo film, e se a tratti la narrazione è lenta e la sua necessità di spiegare ogni passaggio può risultare macchinosa, va dato atto del suo coraggio, anche artistico, di portare alla comprensione di chiunque la condizione e la storia di un popolo qui identificato nel suo protagonista.
In quanto alla eccessiva lunghezza della pellicola, può esserci utile ad imparare ad abbandonarci al tempo senza tempo dei vasti paesaggi africani, in cui si sa ancora aspettare seduti il sorgere del sole .
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/04/2009 18:52:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è un forte senso epico e metaforico quando l'"eroe" osserva con quegli occhi tutto ciò di cui è testimone, e sembra parlare con il suo sguardo. Nei silenzi c'è un'inerme e beffardo fragore di parole taciute
strange_river  04/04/2009 14:31:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Immagine perfetta.
Non posso aggiungere altro.