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CHANGELING regia di Clint Eastwood

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Blutarski     7½ / 10  17/02/2009 13:01:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho riflettuto molto sul voto da dare a questo film, ultimo di una serie del regista e attore americano, ormai figura inossidabile e irripetibile all'interno di un sistema cinematografico di un paese di cui non si capiscono più tanto i canoni di bellezza, la caratura intellettuale, nonchè il fascino che più o meno discutibilmente ha avuto fino ad oggi. Dico questo per affermare come secondo me Eastwood nonostante ci provi non sia un regista propriamente raffinato (nel senso di ricercato ed innovativo), e spiego perchè: ho notato (anche in film come Mystic River e Million Dollar) che ciò a cui il regista mira sono soprattutto gli umori del grande pubblico, ciò che il film evoca piuttosto che qualcosa su cui riflettere. In ciò c'è senza dubbio un carattere di classicità come molti di voi hanno fatto ben notare, perchè il suo cinema è essenzialmente descrittivo piuttosto che improntato a una vera e propria riflessione intellettuale. Il film è in questo monolotico (e forse per questo ad alcuni è risultato indigesto) perchè non lascia in questo senso molto spazio alla riflessione dello spettatore e gli offre un giudizio abbastanza semplificato sulle cose, sui personaggi e i loro comportamenti e più in generale sulla storia, come se il pubblico fosse la giuria di un tribunale da 'arringare' con pregevoli artifici retorici. Ecco che qui entra in scena la figura del Northcott; questo è forse l'aspetto del film che meno mi è piaciuto. Ritengo che nella descrizione del serial killer Eastwood si sia sottratto all'analisi approfondita di una figura tanto complessa come quella del SK. Apparte qualche forte e cruda scena e qualche frase, egli si affida quasi esclusivamente all'espressevità dell'attore, punto. Ho trovato a tratti irritante tutto ciò, perchè in questo il film non aggiunge un bel niente alla sfilza di profili di serial killer visti finora, quando ci si aspetta invece un valore aggiunto o un atteggiamento più indagatore, più aperto e meno scontato insomma. Il finale è abbastanza chiaro in questo:

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Magari un regista più raffinato, scusate se abuso di nuovo sul termine, avrebbe indagato sulle cause di questo male. Magari le cause ancora una volta sono da ricercare nella società. Magari questo significa mettere in duscussione una società intera e il suo sistema di valori, di cui il serial killer è solo espressione massima di malvagità e dolore. Ma questo significa mettere in discussione un sistema di cose e non la semplice LAPD, significa essere impopolari e meno spiccioli. Ciò che dunque critico nel fondo di questo ragionamento, è la concezione di una società sostanzialmente buona e giusta, in cui al contrario di come molti sostengono persiste il sogno americano (non è infranto), relegando alla devianza tutto ciò che c'è di sbagliato, nettamente e icasticamente (o forse banalmente) individuato come MALE, un male assoluto e idealizzato. Questo atteggiamento viene ribadito anche nella timida (è ironico) accusa nei confronti della polizia e del sindaco di LA, unica mela marcia di una società altrimenti perfetta che grida alla giustizia e che lungi dall'essere ignorante e bifolca, è assolutamente estranea da tutto. Niente di tutto questo per esempio ha a che vedere con la stessa descrizione fatto in L.A. Confidential dove la stessa identica situazione (anno più o anno meno, parliamo sempre della LA sporca e corrotta) è resa in maniera di gran lunga più realistica, più sincera nel mostrare qualcosa di oscuro i cui confini sono tutt'altro che definiti all'interno di un dipartimento o di un numero ristretto di persone. E siamo di gran lunga più lontani anche dalla LA polanskiana di Chinatown, ok siamo nell'hard boiled ma è quello forse il genere che più si addice a questo tipo di tematiche, non è colpa mia se questo genere è quello più ferrato nel mostrare ad esempio una città intera che trasuda sporcizia e ingiustizia da tutti i tombini. E c'è qui un altro punto che mi preme sottolineare: a conferma di quello che ho sostenuto finora il modo narrativo del film è certamente quello drammatico, che ovviamente non può prescindere dai sentimenti, valori e ideali e quindi non può che mirare a quella componente umorale a cui facevo riferimento prima precludendo però una vera e propria riflessione che potesse assumere una dimensione sociale e soprattutto storica su quei tempi.
Poi stilisticamente il film è impeccabile, commovente e ben interpretato, su questi aspetti non si discute. Non nascondo però una delusione di fondo, non sul film ma piuttosto sulle aspettative,forse boh anche colpa del trailer che mi ha tratto in inganno ammiccando al thriller.