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L'ALBA DEI MORTI DEMENTI regia di Edgar Wright

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Beefheart     6½ / 10  30/05/2007 16:41:50 » Rispondi
Come, giustamente, recita il titolo, trattasi di commedia demenziale romantic-horror, nemmeno troppo divertente, parodistica fusione del classico zombie-movie con la commedia rosa. Trama e soggetto straclassici del mondo horror, sviluppati con uno schema narrativo piuttosto fedele alla linea con l'inquinante della storia d'amore travagliata. La solita, incontrollata ed inspiegabile, proliferazione di morti che camminano, semina rovina e distruzione in tutta la città; i pochi, fortunati, superstiti hanno il loro "bel daffare" nel cercare di sfuggire alla contaminazione degenerativa e di restaurare, al contempo, l'amore che li aveva uniti. Come tipicamente avviene in ogni pellicola del genere, il gruppetto dei protagonisti va via via sfoltendosi sotto i colpi della folla dei non-morti sino a che, tra chi non ce la fa e perisce a causa della propria inettitudine e chi si sacrifica eroicamente per salvare il salvabile, ne rimangono ben pochi in attesa di un evento risolutore. Dal punto di vista narrativo, il film è, dall'inizio alla fine, esattamente conforme al clichè; se non che, il tutto è modulato con un taglio ironico demenziale che condiziona le reazioni dei protagonisti e i "siparietti" tra una sequenza e l'altra. Personaggi e reazioni umane, spesso, tradiscono goffaggine e dissacralità e, talvolta, riescono persino a strappare un sorriso. Non male, in tal senso, il personaggio di Ed (Nick Frost) talmente immaturo, inconsapevole ed incurante di ciò che sta orribilmente accadendo intorno a lui ed alla sua realtà fatta di marjuana, birra, playstation ed accidia da divano, che si ritrova ad affrontare il tutto con disarmante distacco e ludica incoscienza. Eccezionalmente demente la sequenza in cui due gruppi di sopravvissuti, in fila rigorosamente indiana, che si incrociano casualmente tra i vicoli periferici, in fuga dagli zombie, si scoprono tra loro speculari in termini di numero ed assortimento di persone, esattamente abbinabili a due a due, per affinità di genere, abbigliamento, portamento e posizione nella fila. Tecnicamente non è male: l'impostazione comica non preclude doverose scene splatter abbastanza ben fatte e credibili. La fotografia abbastanza luminosa, pulita e qualitativamente buona ci mostra da vicino i paesaggi urbani britannici, apparentemente accoglienti ed a misura d'uomo, in stato di totale degenero, infestati da ebeti barcollanti, per la verità, quasi innocui, che però non mancano, come ogni zombie che si rispetti, di incutere, sempre e comunque, una certa sensazione di disagio ed inquietudine. Il cast, nel complesso, se la cava e la caratterizzazione dei personaggi riesce a tracciarne una dimensione abbastanza completa, definita ed azzeccata. Condivido in pieno un paio di scelte: innanzitutto quella di avere girato molte sequenze all'aperto ed alla luce del sole; tanto gli zombie non necessitano del buio claustrofobico per impressionare, anzi, al contrario, l'orrore tangibile, diurno, esplicito e sfacciato fa sempre il suo effetto. In secondo luogo, anche se sembra superfluo da dire (ma in realtà non lo è), è quella di non far correre i morti viventi. Lo zombie fa paura quando si avvicina piano, incerto sulle gambe e con le braccia protese verso la preda. Quelli che corrono sono un'altra cosa; magari una trovata originale ma niente di evocativo. In definitiva direi che valutando l'aspetto horror il film si salva anche a confronto di molti altri tentativi, tanto mirati quanto malriusciti; relativamente a quello comico, invece, probabilmente si poteva fare di più, perchè, all'atto pratico non è che ci si scompisci dalle risate. Forse l'abile equilibrio tra i due aspetti è proprio ciò che avvalora il tutto. Più originale che divertente.