Terry Malloy 10 / 10 28/12/2011 00:51:11 » Rispondi Tipico forse dell'estetica e della sensibilità orientale quella dell'esagerazione. Esagerare il patetico, le morti, il dramma, il comico, il surreale, il concetto. Si forza si forza, ma eppure è tutto misurato. Ho odiato la Yoshimoto di "Kitchen" che proponeva una storia oltre i limiti del sopportabile, ma a quanto pare Kitano ha fatto di peggio, presentandoci una storia senza limiti, una storia che diventa essa stessa un concetto (a partire dal titolo), concetto che per tutto il film si cerca disperatamente nei quadri, ma si trova forse solo in una lattina dal prezzo spropositato. Trovo questo uno dei più grandi film del Nuovo Millennio e del cinema in generale. L'ho adorato in ogni suo fotogramma, non sapevo come reagire poiché continuamente mi spiazzava in un crescendo di perfezione assoluta e di pazzo coraggio. Un film viscerale, inumano, che riflette i tormenti di una delle maggiori personalità artistiche del cinema contemporaneo, ma che cristallizza questi tormenti in una storia-concetto, in una forma di qualità superiore e in una sorta di atteggiamento spirituale e distaccato con cui guardare a ciò che di tremendo ha da riservarci la vita. Lo "Stalker" di Kitano.
"Più importante dell'opera d'arte è la verità della vita" (A. Tarkovskij)