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PARNASSUS - L'UOMO CHE VOLEVA INGANNARE IL DIAVOLO regia di Terry Gilliam

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Invia una mail all'autore del commento lorenzo971     8 / 10  29/10/2009 14:55:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La fantasia, nel XXI secolo, è un vecchio barbone ubriaco in preda a dolori senili. Questo è il sunto del film. Questo, paradossalmente il senso ultimo della pellicola dietro al quale non bisogna cercare metafore, spiegazioni complicate e assurde, sensi filosofici o morali. L'idea è chiara, il messaggio semplice, se in Munchausen il barone per quanto stanco e malato riusciva a reagire, trovava la forza di ricordare e riportare alla realtà le vecchie storie, spinto dall'entusiasmo ringiovaniva alla presenza di una nuova avventura, accompagnato dai suoi inseparabili compagni di viaggio, Parnassus è totalmente, irrimediabilmente e definitivamente sconfitto. L'immaginazione, nel XXI secolo, è diventata mortale.
E lo è diventata a causa di un patto folle col diavolo, che, come in "I Cacciatori del Tempo" non rappresenta l'entità infernale, ma assume il ruolo di portavoce di un Ade che costantemente preoccupa Gilliam: lo squallore e la corruzione della modernità, che come una macchia densa di catrame si insinua e infetta tutto: corrode gli antichi miti, smarrisce i sogni, devia l'attenzione della gente che cade in una malata filantropia col vizio, con lo stress quotidiano, in una inconsapevolezza da cui non può più fuggire. Per la prima volta Gilliam inserisce nei suoi film il senso acceso dell'erotico che, entrando in contrasto con il sentimento idilliaco dell'amore presente in altre sue opere, testimonia che la fantasia in questo film non solo è ridotta ad un reietto sociale impotente e sofferente dell'indifferenza del mondo, ma non è più pura essa stessa, tradisce i giovani ed è succube dei problemi moderni, dei fatti reali, finendo con lo scacciare i propri compagni di avventura, i propri amici e restando completamente "sola".
Tuttavia, sebbene il pessimismo sia imperante, non è totale, sebbene l'ombra della modernità si estenda pressoché ovunque, non è onnipotente; il film rimane un inno, per quanto sbiadito, alla fantasia. Fantasia vista come principio ultimo dell'universo stesso, capace con le sue storie di sorreggere il mondo: se gli uomini smettessero di immaginare, di sognare, ma soprattutto di raccontare, la società stessa collasserebbe, l'esistenza smarrirebbe il suo senso più intimo; di questo il "diavolo", nella magnifica interpretazione di Tom Waits, è a conoscenza, tanto che pur tormentandolo, pur sconfiggendolo ripetutamente, pur riducendolo ad un vagabondo costretto a chiedere l'elemosina, non porta Parnassus alla morte, perchè, nel gioco perverso delle scommesse, ha bisogno di lui.
Benchè consumata e priva della sua stessa purezza la mente immaginifica di Parnassus mantiene la sua capacità purificatrice, è ancora in grado di infrangere le catene dell'oblio quotidiano, di un'esistenza ripetitiva che altrimenti non lascerebbe scampo, sa condurre l'essere umano ad un' evasione totale e incondizionata dalla realtà, rendendolo capace di rinunciare a tutti i simulacri vuoti del benessere di cui si circonda, per un sogno, il cui prezzo, come si vede nel caso della signora anziana, supera quello della vita stessa.
E' affine l'operazione che Gilliam si prefissa con questo film, che non è altro che una grandiosa guida al sogno, quella di spingerci nello specchio magico e mostrarci quanto potente possa essere la capacità immaginativa della mente, ancora oggi. Ecco il perché della trama scarna e a tratti senza senso: essa è inutile al film che la trascende, che vuole essere un'iniezione di immaginazione e colore al reale arido. Il regista, con un appello disperato, vuole farci riscoprire il valore della fantasia, nella vita e nel lavoro, tanto che lui stesso, come ha sempre fatto,con un atto di coraggio sfida tecniche commerciali e case produttrici realizzando una pellicola in cui, come di rado accade oggi ad Holliwood, il regista stesso perde le redini della sua mente e del film, diventando succube della sua stessa immaginazione, sacrificando il senso, non temendo di allontanare il pubblico pur di trasmetterci il suo messaggio: solo abbandonandosi incondizionatamente alla fantasia, alla creatività visionaria, solo disertando dal reale, l'uomo può recuperare la sua libertà nella forma più genuina.
paisley pink  01/11/2009 23:24:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
complimenti, ottima interpretazione!
Bathory  30/10/2009 00:50:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Veramente un grandissimo commento..complimenti. Però merita più di 8 secondo me.
Bob Marley  29/10/2009 17:57:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tanto di cappello per la tua magnifica recensione. Concordo su tutto.
Ciao
aejfuture  31/10/2009 13:34:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
illuminante.
jack_torrence  18/11/2009 15:01:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
complimenti, veramente una profonda e interessantissima lettura del film!
L'avevo visto in preda a un'influenza incipiente e pergiunta con i sottotitoli (in anteprima), ma devo e desidero assolutamente rivederlo!