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CHARLOT VAGABONDO regia di Charles Chaplin

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amterme63     8 / 10  03/10/2008 08:24:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo 35 cortometraggi girati per la Keystone, Chaplin nel 1915 cambia casa di produzione e viene ingaggiato dalla Essanay. Stavolta non è uno sconosciuto qualsiasi. Si è già fatto un nome e può pretendere una discreta somma di denaro, oltre a carta bianca su tutto quello che decide di fare. Ormai ha capito che il suo futuro è il cinema. Si è innamorato di questo mezzo d'arte, che gli dà la possibilità di lasciare libero corso alla fantasia. E' da questo periodo che diventa la vera passione della sua vita: "mi troverete al lavoro con la stessa alacrità anche fra 50 anni. Il denaro non è tutto. Si può trovare più felicità nel lavoro che in qualunque altra cosa".
In realtà è una persona assetata anche di sentimento. Alla ricerca di una partner femminile per le sue comiche, s'imbatte in una bella bionda che aveva studiato per fare la segretaria; una bionda dal carattere semplice, serio ma spontaneo e spiritoso. Oltre a ingaggiarla per le sue comiche, non poté fare a meno di innamorarsi. Nacque così il sodalizio scenico e sentimentale con Edna Purviance. L'amore era destinato presto a finire, non così il sodalizio artistico e soprattutto la grande amicizia che rimase fra i due fino alla morte di Edna nel 1958.

Senza rinnegare la base stilistica delle comiche Keystone, Chaplin introduce in questo periodo importanti novità. Prima di tutto le comiche adesso sono tutte lunghe 2 bobine e durano circa 25-30 minuti. In genere se ne producono 2 al mese. All'occhio moderno mostrano tutti i loro 90 anni e quindi non riescono forse a fare ridere come una volta. Se guardate criticamente rimangono comunque delle visioni piacevoli e qualche volta divertenti.
Rispetto alle comiche precedenti, sono molto più elaborate dal punto di vista scenico e soprattutto narrativo. Gli ambienti sono assai più caratterizzati, grazie alla cura con cui si prepara la scenografia. Il carattere del vagabondo è più sviluppato psicologicamente. Esprime i sentimenti in maniera naturale e spontanea, ma soprattutto ricopre un ruolo sociale ben preciso. Si rende conto di essere povero e che lavorare significa essere sfruttato.
Una parte importante la assumono le didascalie, in genere molto ironiche, le quali contribuiscono ad aumentare l'effetto comico o di polemica sociale. Il vagabondo ormai non è più una semplice maschera, ma un essere umano ben delineato, amante della libertà anche se deve lottare ogni giorno con la fame. Nonostante il duro ambiente in cui è costretto a vivere riesce lo stesso a conservare i suoi nobili sentimenti di onestà, fedeltà e tenerezza – la vera ricchezza del vagabondo. Questa è la sua vittoria: essere onesti dentro, nonostante l'ambiente difficile.

Dopo avere girato 5 comiche, nell'aprile del 1915 esce il primo cortometraggio di Chaplin di grande valore artistico: The Tramp (Charlot vagabondo). La prima scena ritrae il vagabondo con il suo fagottino, che procede baldanzoso con la sua caratteristica camminata per una polverosa strada di campagna. Alcune automobili lo rasentano in velocità buttandolo per terra. Senza perdersi d'animo, si rialza e si spolvera a lungo con una piccola scopetta dandosi il contegno di una persona di rango. Si siede all'ombra di un albero per consumare il pranzo, composto da un semplice panino. Un ceffo lo ha notato e gli ruba il panino di soppiatto. Senza fare una piega, il vagabondo prende un ciuffo d'erba e, buttandoci un po' di sale sopra, se lo mette in bocca e lo mastica con una faccia un po' schifata ma soprattutto dispiaciuta.
A questo punto entra in scena l'ingenua figlia di un agricoltore (Edna Purviance), la quale si reca a fare compere facendo sfoggio incautamente di un rotolo di banconote. Il ceffo di prima, insieme ad altri compagni, cerca di molestarla ma viene messo in fuga dal provvidenziale intervento del vagabondo (intervento comunque comico e ironico, tanto per non far diventare il vagabondo un "eroe"). Una volta solo con Edna, si accorge del gruzzolo che ha in mano e non può resistere alla tentazione di appropriarsene. Vedendo Edna triste e derelitta, combattuto con se stesso, si commuove e decide di restituirle i soldi. Una scena molto breve, recitata con espressioni semplicissime, ma che dice tanto sul carattere del vagabondo. E' una persona con pregi, ma anche con difetti; al fondo di tutto ci stanno però i sentimenti di soccorso per chi chiede aiuto, nonché di sensibilità affettiva per le persone semplici.

Edna, riconoscente, fa assumere il vagabondo come operaio presso l'azienda agricola del padre. Da ora in poi è tutta una serie di gag ispirate all'ambiente agricolo e alla scarsa voglia del vagabondo di sgobbare. Forconi, scale di legno, sacchi di farina, uova, mucche, piedi sudati, tutto va bene per imbastire situazioni, una più spiritosa dell'altra. La vicenda ha una svolta quando i ceffi decidono di derubare il padrone dell'azienda e chiedono l'aiuto del vagabondo, il quale finge di partecipare all'impresa. Il tentativo di furto è sventato e ne nasce una sparatoria (comica) in cui il vagabondo viene ferito per sbaglio. Curato da Edna, si innamora e pensa ormai di restare.
All'improvviso si fa vivo però il fidanzato di Edna, un giovane fine ed elegante. La scena che segue è una delle più belle e sentimentali create da Chaplin. Il vagabondo osserva i propri vestiti; in pratica si rende conto della differenza sociale che lo separa dal bel fidanzato perbene di Edna. Una triste realtà che ha sempre cercato di esorcizzare in società, ma che gli pesa tremendamente nel proprio intimo quando si tratta di sentimenti amorosi. Si mette a sedere e scrive un bigliettino, il tutto recitato con alcune espressioni semplici ed intense di dolore. Si alza affranto, riprende il suo fagottino e poi esce a salutare Edna (attonita) e il suo fidanzato (che gli allunga un po' di soldi, come si fa con i "vagabondi"). La comica si chiude con un'altra scena magistrale. La stessa strada dell'inizio viene percorsa al contrario dal vagabondo ripreso di spalle in campo lungo. Anche con questo tipo di ripresa, Chaplin riesce a esprimere benissimo tristezza e scoraggiamento. Poi all'improvviso scatta qualcosa nell'animo del vagabondo, si riscuote tutto e baldanzoso più di prima prosegue zampettando la propria strada, mentre lo schermo si chiude a iris.

Questo è il primo di una lunga serie di finali simbolici, apparentemente semplici ma pieni di tanti significati. In questo caso, dal punto di vista stilistico, serve a smorzare il sentimentalismo delle scene precedenti e in fondo vuole dire che nonostante tutto la vita continua e a consolare c'è sempre quella cosa preziosissima che si chiama libertà. Ognuno però può vederci quello che vuole.