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THE MILLIONAIRE regia di Danny Boyle

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amterme63     6 / 10  15/04/2011 22:04:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Essenzialmente è un film convenzionale girato e montato con una tecnica "moderna".
Il tema del "picaro", orfano, poverissimo, sfortunato, che vive traversie avventurose, emozionanti, divertenti ma che alla fine arriva alla ricchezza e alla felicità (grazie al caso o a circostanze fortunate) è un tema vecchio quanto la letteratura.
In "Millionaire" la descrizione di ambienti degradati, di povertà insostenibile, di violenza e corruzione dilagante non serve per denunciare o descrivere un ambiente. Se lo fa, lo fa in maniera molto superficiale. Lo scopo è creare l'ambiente e le circostanze per drammatizzare, eroicizzare il protagonista e stimolare nello spettatore commiserazione, simpatia, partecipazione ed entusiasmo per il riscatto finale.
I caratteri stessi dei personaggi sono abbastanza statici e tipizzati e non hanno evoluzione. I cattivi sono solamente e profondamente cattivi. Solo il fratello di Jamal condivide sia la parte buona che la parte cattiva, ma questo serve nell'economia del film solo a fine di spettacolo (rende vario e interessante il quadro degli avvenimenti). Del resto come tutti i personaggi controversi e imperfetti, si sacrifica per i buoni e muore (cioè viene fatto morire dagli sceneggiatori).
L'India è ridotta a stereotipo (con tanto di Taj Majal) e diviene cinematograficamente assimilabile agli ambienti periferici e degradati dell'Occidente (non a caso Boyle era il regista di Trainspotting). L'ambiente avverso viene sfruttato a livello estetico per creare il contesto adatto a mettere in risalto nuovi eroi-antieroi, senza ideali, senza progetti che mirano esclusivamente alla propria personale affermazione. L'oggetto stesso del "riscatto" è tipicamente post-moderno: un quiz televisivo, la "fortuna" che il sistema dello Spettacolo elargisce, che capita a pochi ma che può toccare a tutti (un po' come la Grazia Divina al tempo della Riforma).
Boyle è un figlio degli anni '90, quelli di Tarantino e del trionfo dei ritmi forsennati ed assillanti sia in musica che al cinema. Tensione ed agitazione sono al centro di tutto e l'elaborazione mentale gira sempre e comunque intorno al fatto violento ed estremo.
Il ritmo esagitato, le sensazioni estreme colpiscono lo spettatore in "Millionaire" fin dai primi fotogrammi e non mollano mai per tutto il film. Il montaggio, tipicamente tarantiniano, segue il binomio emozione-spiegazione, ripetuto a cicli continui. In questa maniera lo spettatore assiste a continui fatti emotivi inaspettati con la susseguente soddisfazione della spiegazione.
Il lato tecnico è l'unico lato apprezzabile del film, un film che si fa guardare come pure si fa tranquillamente dimenticare. A me personalmente non ha detto più di tanto. Sufficiente.