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SYNECDOCHE, NEW YORK regia di Charlie Kaufman

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Satyr     9 / 10  24/02/2010 12:09:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non mi stancherò mai di stroppicciarmi gli occhi davanti a un genio come charlie kaufman: dopo gli universi mentali di Essere John Malkovic, Adaptation e Eternal Sunshine, il regista raggiunge il punto più alto di tutta la sua carriera, attraverso un film coraggioso, originale, cervellotico, intricato e al solito ricco di mille sfumature e significati, un opera non facile ma capace di amalgamare alla perfezione argomenti diversi come ipocondria, ossissiva paura della morte, amicizia, amore, sensi di colpa e natura stessa della vita. Il tutto supportato da un Hoffman in stato di grazia.
Lo script è quanto di più difficile mai concepito da kaufman: la geometria delle sostituzioni, un progetto che nasce come autoterapia per il protagonista ma che rischia di autoditrsuggerlo, causa l'infinita e inconcludente esecuzione. Mai visto nulla del genere. E non bastano poche righe per raccontare il mastodonitico lavoro messo su dal regista stesso. Questa è una piccola chicca scovata in rete: il cognome del protagonista - Cotard - in realtà è il nome di una malattia rara in cui il paziente crede di essere morto. Forse più che un genio kaufman è un pazzo.