Jellybelly 8 / 10 23/07/2012 11:19:55 » Rispondi Da Kaufman ci si aspetta sempre il colpo di genio, ed ovviamente anche con "Synecdoche, NY" non ha tradito le attese. C'è tutto: la vita come immenso palcoscenico, l'interscambiabilità delle persone (o forse no), l'amore e tutte le sue amare conseguenze, l'arte come finzione e come ricerca ossessiva del vero, l'artista ed il suo doloroso rapporto col proprio genio e con le aspettative che il pubblico ripone nel suo lavoro di artista, la paura della morte (mutuata in blocco da "Rumore bianco" di DeLillo) e delle malattie, il rendez vous finale. Ed ogni singolo tema viene trattato con estrema lucidità da Kaufman, mai così libero di svolazzare come e dove vuole. E però, se proprio bisogna individuare un limite, è proprio nell'eccessiva libertà di Kaufman: da un'idea come quella alla base di "Synecdoche, NY" si sarebbero tranquillamente potuti trarre almeno un paio film, e condensare tutto in un paio d'ore lascia talvolta un'idea di scarsa coesione tra le varie tematiche, probabilmente anche a causa della non perfetta dimestichezza di Kaufman con la regia rispetto alla scrittura. Ma sono dettagli, in un film che riesce a coniugare momenti di comicità surreale alla Monty Python come la visita di Hazel alla casa in fiamme accompagnata dall'agente immobiliare ed il magnifico finale,
in cui a far compagnia ad uno spaesato Philip Seymour Hoffman non ci sarà nessuna delle donne che ha amato, ma una semplice comparsa sconosciuta, mentre sarà la morte a dirigere i suoi movimenti.
Jellybelly 23/07/2012 11:25:20 » Rispondi PS: ho dimenticato un altro (l'ennesimo) sottotesto: la piéce portata in scena da caden all'inizio del film è "Morte di un commesso viaggiatore" di Arthur Miller, il cui protagonista è ossessionato dai propri fallimenti e deciderà di morire per permettere alla famiglia di incassare il premio assicurativo. Caden fa interpretare i due protagonisti di mezza età a due ragazzi giovani (lei, in particolare, è Michelle Williams), in un'ulteriore scatola cinese che vede il "tempo fuor di sesto" per l'intera durata di "Synecdoche, NY".
Jellybelly 23/07/2012 11:25:59 » Rispondi P.P.S.: ah, poi c'è il continuo gusto di Kaufman per i giochi di parole, altro tema ricorrente. E poi magari me ne mancano altri, ma insomma son troppi.