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NON APRITE QUELLA PORTA (1974) regia di Tobe Hooper

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Invia una mail all'autore del commento Alan Wake     9 / 10  18/08/2013 18:16:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo quasi 40 anni dalla sua nascita, a confermare la sua immortalità non vi è, fortunatamente, solo uno sfruttamento del suo soggetto fine ad intensificare un franchise scadente, ma anche una lunghissima serie di prodotti nati perché ispirati da uno dei più grandi capolavori e rifondatori dell'horror: "Non aprite quella porta".

Il film inizia con diverse inquadrature macabre ed una voce radiofonica di sottofondo che informa che, nel cimitero di un peasino texano, diverse tombe sono state profanate e i rispettivi cadaveri vandalizzati. La storia narra di un gruppo di cinque studenti del college in viaggio su un pulmino, che fanno tappa nel cimitero in cui sono stati consumati tali vandalismi, per assicurarsi che la tomba del nonno di due ragazzi del gruppo (Sally e suo fratello disabile Franklin) sia rimasta inviolata.
Dopo aver controllato che tale tomba non sia stata toccata, i cinque protagonisti sono costretti a sostare per una notte nella casa abbandonata del defunto nonno, dopo essere rimasti a secco di benzina.

L'atmosfera del film si fa presto presente, con inquadrature desertiche, musiche totalmente assenti e vicende avvolte intorno ad un alone di mistero: si da spazio ad alcuni presagi oscuri (prima l'oroscopo e poi le dicerie dell'ubriaco nel cimitero) per poi passare all'incontro con il folle e pericoloso autostoppista.

Dopo essere arrivati all'alloggio, due dei ragazzi perlustrano la zona trovando una casa e sperando di trovare anche dei vicini a cui chiedere della benzina.
Gli sventurati ragazzi, tuttavia, non possono immaginare cosa vi sia all'interno: un uomo mostruoso e mascherato, armato di motosega, farà nascere il loro peggior incubo.
Ad abitare la casa non vi è, però, solo "Leatherface" (o "faccia di cuoio"), ma un'intera famiglia di psicopatici che pratica il cannibalismo.

Tobe Hooper è riuscito a sfornare questo "Masterpiece" del genere slasher e dell'horror in generale, seppur con pochi spiccioli, che gli hanno permesso di girare il film con una tecnologia di bassa qualità (specie considerata l'epoca).
Tuttavia il regista (con l'ingegno) giustifica la scarsa qualità dell'immagine spacciando la pellicola per un film documentaristico, con dei semplici titoli di apertura fasulli ("La storia che segue è ispirata ad eventi realmente accaduti ecc…"). In questa maniera la qualità visiva da film di Serie B, viene venduta come una "qualità d'immagine volutamente ricreata".

Terrificanti e accuratissime sono le scenografie dell'abitazione, dall'aspetto macabro e maligno, riprese magnificamente da Tobe Hooper in una delle scene più belle del film, dove si può quasi avvertire la nausea e la confusione della protagonista, grazie anche ad una musica rumoreggiante, anti-ritmica e opprimente di sottofondo.
La regia di Hooper, tuttavia, è onnipresente: è dinamica ed adrenalinica nelle scene degli inseguimenti e crea ansia nelle scene di tensione.
Memorabile più di tutte è la sequenza della cena, dai gridi strazianti della protagonista sovrastati dalle risate della famiglia cannibale fino alla racapricciante apparizione del nonno, che era stato poche scene prima spacciato per un cadavere.
Nel loro piccolo gli attori riescono a lavorare benissimo, anche se in evidenza vanno messi i 3 cannibali, davvero fenomenali nella loro parte controversa e folle.

Il potenziale della sceneggiatura di T.Hooper, tuttavia, è grande, forse, quanto il suo risultato: l'atmosfera tanto arcana quanto oscura e la storia che sembra scartare ogni via d'uscita e speranza sono il vero succo del film.
Molti film horror cercano, con la loro visione, di terrorizzare lo spettatore con qualcosa di concreto e reale, facendo spesso nascere l'inquietudine verso questi elementi appartenenti al mondo reale.
In questo caso, "Non aprite quella porta" cerca di ricreare un fatto di cronaca nera simile ad una tragedia che si può facilmente sentire ai notiziari, ponendo al centro dei perfetti sconosciuti apparentemente innocui (magari dei personaggi quotidiani della nostra vita) come un benzinaio o un autostoppista, e costruendoci attorno un pericoloso incubo.
Lo stesso "Leatherface" potrebbe essere definito "un mostro che indossa facce umane" (e che difatto cambia maschera più volte durante il film) creando la metafora perfetta.

Immortale e inimitabile (nonostante i tanti remake), "Non aprite quella porta" può essere considerato uno dei fondatori dell'horror moderno, la cui qualità media, però, non può che far rimpiangere i classici e vecchi capolavori horror.
Imprescindibile per chi apprezza il genere e non.