elio91 8½ / 10 31/12/2011 09:53:14 » Rispondi Vita, morte (???) e miracoli di Andy Kaufman.
Un genio all'avanguardia, quell'Andy, nulla da dire. Un comico esilarante che non faceva (e non voleva) far ridere nessuno se non sé stesso. E Milos Forman si conferma uno dei registi più bravi di sempre con questo ennesimo e perfetto biopic su un personaggio complicatissimo da trasportare sul grande schermo. Grazie anche al cast pieno di attori che Forman conosce bene (comparsate anche di Christopher Lloyd, e poi DeVito in un ruolo principale) e ad un reparto tecnico maestoso: sinceramente, non ho ancora capito come siano riusciti a rendere giovani gente come Lawler, Jim Ross e altri, credevo fossero altri attori e non loro che interpretavano sé stessi!
A differenza di Amadeus, Man on the Moon si rivela più fedele alla vera storia dell'anti-comico americano ma dettaglio ancora più importante ne cattura lo spirito appieno: Forman gioca e beffa il pubblico, lo fa con i giochi di specchi e i trucchetti di un prestigiatore subdolo e che nel farlo ghigna; in molti momenti sovviene nella testa dello spettatore la fatidica domanda: ma Andy sta facendo sul serio o ha organizzato tutto? E se il dubbio ci viene fugato con sequenze chiarificatrici (come vedere i trucchi di un mago, maestro dell'illusione per eccellenza) nel finale il regista si spinge oltre regalandoci attimi di cinema indimenticabile, con un Kaufman sofferente e malato che però si è spinto talmente oltre nella sua arte di confondere il reale con la finzione da rimanerne imbrigliato; non lui, chiaro, ma gli amici di una vita che neanche nel periodo della malattia forse ci credono tanto alla sofferenza di Andy. E Forman getta qua e la riferimenti su una possibile messa in scena della morte, ma non si spinge oltre com'è giusto che sia: quello che vediamo sembra davvero essere l'ultimo atto di Kaufman... Sbagliato! Perché nell'ennesimo ribaltamento finale il dubbio ci viene nuovamente messo in testa come un tarlo. Davvero morto o vivo, come l'ultima grande beffa?
La verità è che gli amici di Kaufman ne hanno capito gli intenti e hanno continuato nella sua morte quello che lui stesso avrebbe fatto se avesse potuto. Dissimulano, lo rendono leggenda, e Man on the Moon fa lo stesso e tributa il giusto omaggio ad un'artista ancora oggi incompreso da troppi: basta vedere il riscontro di pubblico minimo, e ancora di più la mancanza assoluta di qualsiasi oscar (ma vergognosa la non assegnazione a Jim Carrey).
Jim Carrey, appunto, attore che qui strabilia con quella che non è una semplice imitazione ma una vera e propria reincarnazione del suo mito. Ne coglie le sfumature emotive e sentimentali oltre le bizzarrie e la goliardia che spinge il pubblico al punto di rottura, sorprendendolo o irritandolo senza mezze misure. C'è un momento nel finale in cui Andy ride, sequenza che è qualcosa di indescrivibile, perché essendo Kaufman sempre stato lo spettatore unico delle sue trovate comiche ha capito di avere a che fare con una beffa ancora più radicale come la morte: è un tributo di Andy a l'unica cosa che potrebbe fermarlo, e invece neanche lei ci è riuscita, incredibile ma vero... Perché Kaufman, lo hanno capito Forman e Carrey, è sempre rimasto un bambino che gioca a fare lo showman davanti un muro, ed è riuscito come nessun altro a portare fino in fondo l'arte dello sfondare ogni convenzione e barriera tra realtà e finzione, rendendosi leggenda. Oltre la morte, come i veri miti, perché Andy Kaufman è sicuramente vivo. No?