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VALZER CON BASHIR regia di Ari Folman

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amterme63     8½ / 10  26/01/2009 18:27:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Visto con il cuore è un film veramente bello, che prende. Visto con la testa, a freddo, rivela molti limiti, ma questo va oltre lo scopo che ha avuto la realizzazione di quest'opera per il regista. Secondo me Folman ha voluto soprattutto raccontare l'esperienza di una singola persona che ha avuto problemi dopo avere combattuto in una guerra. Lo ha fatto in maniera molto sincera, molto credibile e commovente. Le considerazioni più generali che si devono fare sull'episodio raccontato, sulle responsabilità e sul fatto che un episodio del genere possa essersi di nuovo verificato anche in tempi recentissimi (ironia del cinema!), spettano al raziocinio del singolo spettatore (le mie considerazioni sono nello spoiler).
Questo film mi ha ricordato più che altro "La Sottile Linea Rossa". Anche qui il film gira intorno alle impressioni interiori di un singolo individuo rispetto all'ambiente di guerra, contrappuntate dalle testimonianze e esperienze dei suoi compagni. Quello che conta sono i moti interiori (gli stress, le paure, i sensi di colpa, le angosce) che si producono nei soldati. Le cause della guerra non sono per niente menzionate; perché lo si sia fatto viene citato di sfuggita (non per patriottismo, non per stanare terroristi, ma solo per affermare la propria identità). La guerra viene quindi vista come evento mentale e non come fatto sociale.
A rendere gli avvenimenti ancora più interiori e spirituali contribuisce anche il mezzo d'espressione usato, cioè il disegno di animazione. Fin dall'inizio si ha l'impressione di trovarsi in un fumetto, in un mondo reale e fantastico allo stesso tempo. Ci sono poi le improvvise carrellate velocissime, gli stacchi temporali e soprattutto i colori spesso sovraccarichi che rendono più fantastica e emotivamente intensa la storia. Le scene con la musica per pianoforte di Bach poi sono il culmine del contrasto interiore. A Bach fanno pendant le canzoni heavy metal con testo appropriato (è questo il mondo giusto per questa tipo di musica?). Tutto viene quindi filtrato attraverso l'arte ed è quindi con l'arte in testa che giudichiamo ciò che viene rappresentato, risultando il contesto generale non di meno pazzesco e inutile.
A un certo punto però il film ha una specie di sterzata, abbandona il modello universalista tipo La Sottile Linea Rossa e si focalizza su di un determinato fatto storico e cercando di raccontarlo in maniera documentaria.
Le scene finali pongono il singolo individuo di fronte alla sua impotenza e alla sua nullità. Una persona presa da sola non serve a niente, non conta niente. La guerra insozza fin nel profondo l'animo umano e lascia una macchia indelebile. Su questo il regista non ha dubbi. Per questo si cerca di dimenticare.
Si arriva quindi al messaggio finale del film che è il problema della labilità della memoria. La rimozione messa in atto dal protagonista è la stessa che ha messo in atto tutta la comunità internazionale (compresa Israele). La ricerca ossessiva del ricordo, la volontà di denunciare è qualcosa che va al di là del singolo episodio ed è una specie di appello a tutti quanti (e in prima persona ai concittadini del regista) a non rimuovere o nascondere i fatti orribili che hanno coinvolto in qualche maniera una nazione in guerra. Facendo così questi fatti orribili si potrebbero ripetere o aggravarsi.

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