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AT LAND regia di Maya Deren

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DarkRareMirko     10 / 10  03/11/2008 06:42:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Secondo dei 3 capolavori sottoforma di cortometraggio realizzati da quella grandissima artista della Deren.

In questo caso, a differenza del primo Meshes of the afternoon, si fà spazio e si rende più palese una certa critica sociale.

Qui inoltre la sessualità si scontra ancora con la morte ma stavolta è la morte sospesa dei morti viventi in società: uscendo dal grande grembo oceanico (nel quale si poteva esser caduti morendo al termine di Meshes of the afternoon, la morte che va all'acqua-sesso, che apre, e vedremo chiude, il trittico...) la Deren (sì, è ancora lei la protagonista) si ritrova tra spinosi tronchi e rocce acuminate che sono allo stesso tempo l'ordine sociale, il salotto borghese, il terra-terra di chi ha i piedi per terra e non sa più cosa sia la libertà erotica oceanica...

In una sorta di femminismo o meglio rivendicazione lesbica, Maya Deren attraversa questi scenari imponendo sensualità, la sua sensualità: le passeggiate con l'uomo nel bosco sono ambigue (lui cambia identità ad ogni inquadratura, anche se è simile è un altro) e conducono a una casa diroccata e desolata con un laido baffuto malato anche lui indubbiamente morto vivente, mentre presso il mare, più in vicinanza al grembo e alla luce, ci sono donne che giocano e appunto confondono le "acque" ma senza torbidume, con solari carezzevoli scambi di pedine, un raccogliere pietre per trasformare i nostri pesi in pezzi di scacchi e così riscattarcene attraverso il gioco...

Si tratta di un lavoro ovviamente e palesemente più lineare di Meshes of the afternoon; i sottintesi poi sono meno psicologici ma sociologicamente più ampi, ma anche qui la regia fa miracoli, rendendo ancora una volta un'incredibile vertigine durante le arrampicate o le discese, o infilando quasi impercettibili giochi di prestigio, come appunto le identità che si scambiano, i passaggi tra un'impossibile porta e l'altra nel chiuso soffocante ambiente della casa diroccata che diventa labirinto, o la bellissima corsa finale sulla sabbia del litorale che con un gioco di camera mostra la Deren prima vicina agli spettatori e poi subito dopo in fondo alla spiaggia con un lungo sentiero di impronte lasciate dietro di sé; si tratta di sicuro del più commovente inno alla libertà che mai si potrebbe ingabbiare.

La potenza e la poetica dei pochi mezzi a disposizone...
Non vedrete mai più, purtroppo, 3 lavori di questa qualità...

Ringrazio sempre Filippo System Shocko e rinnovo l'invito avedere queste 3 magnifiche opere!