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ARSENALE regia di Aleksandr P. Dovzenko

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  01/02/2014 15:17:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se con 'Zvenigora', si era dilettato in un evocativo saggio sull'Ucraina con bruschi salti temporali, alterati da un montaggio frenetico, da qui Dovzenko (che continua a porre il focus sul passato) assurge a quella perizia stilistica che ancora non gli apparteneva, ma la sperimentazione nel precedente gli ha fatto indubbiamente bene.Il montaggio, per il quale l'avanguardia russa dava particolarmente importanza, è controllato, serrato e frenetico solo nelle scene bellicose, o a cavallo (animale per il quale Dovzenko lo dotava di un peculiare significato simbolista, legato alla storia, al gioco degli scacchi, a Tolstoj, e ovviamente al popolo contadino prima che la meccanizzazione subentrasse... il celebre trattore de 'La Terra'), inquadrature fisse oblique nelle scene in movimento, la colonna stridula, molto evocativa per il suggestivo incipit in cui aleggia una minacciosa quiete da presagio di morte, la figura della donna in piedi in mezzo alla stanza, apatica,vegetale, anaffettiva persino ai figli, la consapevolezza impotente sul destino del marito al fronte, porta conseguenze sulla vita quotidiana, nella quale i bambini diventano la valvola di sfogo di tutte frustrazioni, è un passaggio molto intenso come il successivo ossimoro che raffigura un sorriso sul corpo inerme di un cadavere, immagini che successivamente si faranno sempre più sopra le righe, questa contemplazione dei dettagli simbolisti passa dalla fisarmonica che non suona più, al campanello a rappresentare il caos, o i movimenti delle ombre, pedinati con grande attrazione dalla telecamera.La celebre scena finale si può leggere in tanti modi, io avverto l'ennesimo richiamo mistico, la fede nel bolscevismo che devia i proiettili, le facce interdette dei fucilieri, lui si spoglia e mostra che non ha niente.