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DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI regia di Pedro Almodovar

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ULTRAVIOLENCE78     7 / 10  26/06/2008 14:29:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Colorata” commedia degli equivoci in cui si sposano la leggerezza della classica commedia americana e una certa vena grottesca alla Bunuel. Al centro tre donne che ruotano attorno al nucleo-uomo, dal quale dipendono le loro frustrazioni, ossessioni e condizionamenti. La loro vita si svolge in funzione di esso: lo cercano per tentare una disperata riconciliazione, si mettono in pericolo per lui, o addirittura ne concertano la morte. Tra tutte, è la vicenda di Pepa a ergersi come paradigmatica: al termine di tutte le sue “perenigrazioni” e vicissitudini, una volta raggiunta l’agognata meta, la abbandonerà al suo destino consapevole ormai, dopo tanto tribolare, della natura abietta dell’uomo che amava –o che credeva di amare- fino a poco tempo prima, subentrando in lei la disillusione alla speranza. La presa di coscienza da parte della donna di essere un mero oggetto, un mezzo di cui si serve l’uomo per raggiungere i suoi obiettivi è la conseguenza di tutte le storie dei vari personaggi femminili che, intrecciandosi tra loro, assumono la veste di un’unica grande vicenda universale. La realtà è questa: avvilente e foriera di delusioni e dispiaceri. Rimangono, fortunatamente, l’incoscienza e il sogno come possibilità di fuga negli unici luoghi in cui la felicità si realizza liberamente e incondizionatamente.
Il film scorre bene e la trama è ben congegnata. Belle anche certe ambientazioni colorate (nelle quali spesso spicca il rosso che, correlato al fuoco che divampa sul letto di Pepa, simboleggia la passione di questa) che sembrano richiamare lo stile vistoso della Pop Art.
“Donne sull'orlo di una crisi di nervi” nel complesso mi è piaciuto, anche se non mi ha entusiasmato: alcune sequenze mi hanno fatto sorridere e per il tono grottesco con cui si sviluppano e per l’aria volutamente kitch che caratterizzano talune scenografie; altre mi hanno lasciato un po’ perplesso, soprattutto per alcuni eccessi che mi hanno fatto percepire un sentore di autocompiacimento. Che dire, quello tra me e il cinema di Almodovar è un matrimonio che non s’ha da fare.