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ZOO regia di Robinson Devor

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  08/05/2015 15:46:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nell'estate del 2005 Kenneth Pinyan morì a causa di un'emorragia interna dovuta al perforamento del colon durante un rapporto sessuale con un cavallo. L'uomo, ingegnere aeronautico conosciuto nel mondo della zoofilia come Mr. Hands, faceva parte di una sorta di congrega dedita a questa devianza sessuale.
Il caso scatenò un putiferio mediatico nonostante nello stato di Washington non vi fossero leggi inibenti al riguardo
Giornali e tv tuttavia ci misero un attimo per infangare la memoria del defunto e per mettere alla gogna i suoi compari di "festini".
Il regista Robinson Devor cerca di estrapolare le motivazioni di queste persone, di inquadrarne i bisogni e l'origine di certi istinti.
Il documentario scava con sorprendente sobrietà restando sempre edulcorato, ne resterà deluso chi cerca immagini forti o esploitative stile mondo movie.
Devor sceglie uno stile narrativo fuori dagli schemi: poche interviste "classiche" e tante immagini di un' America bucolica ritratta in chiaroscuro. Un angolo di paradiso in cui le voci dei protagonisti raccontano le loro esperienze senza mai scendere in particolari morbosi, mentre i loro volti vengono sostituiti da quelli di attori professionisti nelle ricostruzioni dei fatti.
Comprendere è praticamente impossibile, forse perchè la bestialità (nota anche come zooerastia) accende fantasie che le parole possono descrivere solo marginalmente. Senza alcun accanimento moralizzatore il regista lascia fluire le varie confessioni e resoconti: si giunge ad una sbalorditiva convinzione inerente una purezza di sentimenti nei confronti dell'animale, atta a sollevare ogni presunta accusa di violenza nei confronti dello stesso.
Il tabù sessuale, stando a queste riflessioni, viene infranto senza cagionare traumi all'animale rimanendo semplicemente qualcosa di folle e ributtante agli occhi dei più ma assolutamente naturale e pregno d'affetto per chi lo compie.
A mancare è l'opinione di un esperto -tipo uno psicologo, un sessuologo o un veterinario- che avrebbe permesso una valutazione ad ampio spettro.
Devor sceglie l'unilateralità, il giudizio esterno è appena lambito impregnato del solito ipocrita qualunquismo. Per cui si resta sempre sugli estremi scandagliando ciò che si trova nel mezzo in maniera non pienamente convincente.