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GRAN TORINO regia di Clint Eastwood

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Spotify     8 / 10  09/09/2016 00:38:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Splendido film di un Clint Eastwood forse ai massimi livelli, come attore e come regista. "Gran Torino" è una pellicola intensa, piena di tematiche, colpisce lo spettatore in maniera particolare ed è estremamente versatile, in quanto c'è allegria, tanta tristezza e un po' di ironia. E pensare che Clint nel 2008 aveva già 78 anni e ancora aveva l'energia, la voglia e la determinazione di girare e recitare pellicole così fortemente emotive. Inoltre, nonostante l'età, dimostra ancora una buona forma atletica, infatti corre, salta e picchia duro. Mica male. Il film è stracolmo di temi che Eastwood mette in scena divinamente: ovviamente il razzismo è il tema predominante ed è quello sul quale si basa la trama. Essa parla di un uomo, Walt Kowalski, che è un reduce della guerra di Corea e nel corso del tempo il quartiere dove il vecchio vive, è stato popolato da moltissime persone provenienti dall'estremo oriente. A causa del pessimo carattere dell'uomo, il quale tra l'altro ha un rapporto molto distaccato con la sua famiglia, e dell'odio razzista verso gli asiatici, Kowalski entra presto in conflitto con la famiglia Hmong che abita accanto alla sua casa. Una notte l'anziano, sorprende il figlio di questa famiglia, Thao, costretto da una banda di teppisti che ha a capo il cugino più grande, a tentare di rubare la Gran Torino che egli custodisce nel gelosamente nel proprio garage. Da qui in poi però le cose cambiano e una delle successive sere, succede un parapiglia nel giardino degli asiatici tra la banda del cugino di Thao e la famiglia di quest'ultimo. Quando i litiganti sconfinano nel giardino di Walt, questi punta addosso ai teppisti il suo fucile, intuendo comunque che erano stati loro i colpevoli di quel tafferuglio, e induce i delinquenti ad andarsene. La famiglia Hmong ammira il gesto del vecchio, e da li in poi i rapporti tra quest'ultimo e gli asiatici prenderanno una inaspettata piega. Eastwood ci insegna come il razzismo sia solamente uno stupido pregiudizio, un malessere interiore che l'individuo intollerante cerca solo di sfogare sugli altri. Col proseguire della pellicola, il regista ci mostra però che il razzismo è "una malattia" che può essere sconfitta, e la cura è mettere da parte i preconcetti che si hanno verso determinati tipi di persone, e aprirsi alle loro usanze, alla loro cultura, insomma, imparare a conoscerli. E infatti, una volta che Walt si ritrova a stretto contatto con gli Hmong, sentirà dentro di se un cambiamento positivo, qualcosa che lo tirerà fuori dal grigiore della sua vita. Si potrebbe pensare, che Eastwood abbia affrontato un tema che nel cinema è comparso migliaia di volte, sotto le più svariate vesti e quindi con questo ennesimo film su tale argomento, non ci sarebbe stato molto da dire. Il director però, corre il rischio, e alla fine tira fuori uno dei prodotti cinematografici più originali sull'intolleranza razziale. Si, perchè per esempio, a differenza di un "American History X", il tema è trattato attraverso una singola persona e secondo me è molto meglio così, perchè si possono cogliere molte più sfumature del fenomeno che invece in pellicole come quella di Tony Kaye, che per quanto girate bene, sono comunque più confezionate. Altri temi trattati in "Gran Torino" sono quelli degli scambi culturali, in quanto vediamo come Kowalski si apra alle usanze Hmong e le accetti di buon grado e di conseguenza anche lo spettatore, specie quello occidentale, ha l'occasione di osservare le caratteristiche di una cultura dell'estremo oriente. Poi Eastwood presta parecchia attenzione anche alla delinquenza giovanile, la quale è un elemento fondamentale nel film. Riguardo a questo argomento, il cineasta di San Francisco appare più pessimista in quanto queste bande di teppisti sembra diventino sempre più violente e spietate. Il director presta anche uno sguardo all'America di oggi, la quale è composta da individui completamente piatti e senza vere affinità con i propri cari. Tant'è che infatti, ad un certo punto Kowalski realizza di trovarsi molto meglio con gli asiatici che con i suoi familiari. Infine spiccano altri temi classici come l'amicizia, il rispetto e i conflitti interiori di un uomo. La regia di Clint è sempre una garanzia, innanzi tutto, come ho già scritto prima, lui riesce a mescolare divinamente i temi sopra descritti, ne fa un perfetto impasto. La caratterizzazione di Walt Kowalski è unica, il director ci mostra dapprima una visione a 360 gradi del grigiore che assidua la vita di quest'uomo, e dunque, di conseguenza ci fa notare i modi sicuramente poco carini che egli ha nei confronti di chiunque. In seguito invece si trasforma letteralmente in un altra persona quando fa amicizia con gli asiatici. Poi, Eastwood partorisce un personaggio che, nonostante sia così burbero, fa una stranissima presa sullo spettatore, il quale si affeziona a questa persona tanto da provare una fortissima empatia in svariate situazioni (vedi spoiler). Insomma, Walt Kowalski non è un soggetto che si dimentica facilmente, si può amarlo o si può odiarlo e in fin dei conti, nessuna delle due cose è sbagliata. Il ritmo scorre via una meraviglia, il regista racconta la storia nella maniera più avvincente possibile nonostante la pellicola, all'apparenza, possa sembrare pesante. Comunque, quasi 2 ore che volano via, lo spettatore resta elettrizzato per tutta la durata. Grandissimo anche il montaggio, che fa assumere alla storia un'andatura lineare ma serratissima. Non mancano nemmeno alcune ottime scene di suspense, le quali quadrano benissimo all'interno della pellicola e a conti fatti, risultano necessarie. Eastwood dimostra di saper essere anche versatile, infatti, anche se "Gran Torino" è essenzialmente un film duro, non mancano sequenze molto simpatiche o anche tenere. Tuttavia, le scene drammatiche sono quelle che trasmettono più carica emotiva. Il finale è stupendo e l'ho apprezzato per una cosa in particolare, cioè che il director ha voluto rendere l'epilogo del film molto simile a quello di un western (guarda caso), una specie di vera e propria resa dei conti. Assolutamente geniale. Poi è anche un finale denso di significati (vedi spoiler). Fotografia valida, ha dei toni grigi che risaltano molto, i quali danno un carattere abbastanza cupo e depresso alla pellicola. Colonna sonora strepitosa, c'è parecchia versatilità anche qui. Difatti, da una parte abbiamo la canzone "Gran Torino" che è calma e pacata e dall'altra troviamo invece delle musiche che assomigliano molto a quelle dei film di guerra. Sulla recitazione di Clint non c'è molto da dire, come al solito da il meglio di se, caratterizza Walt Kowalski come solo lui sa fare. Poi, nonostante l'età, non perde per niente i colpi dell'uomo d'azione che era una volta. Ottima ogni movenza e nelle scene dove c'è più tensione è perfetto. Fantastico quando fa il gesto della pistola con la mano. Le espressioni sono impeccabili, specie quegli sguardi imbronciati dove mostra tutto il suo disappunto. Nonostante in questa pellicola, il vecchio Clint predilige mostrare Walt Kowalski come un uomo serio e costantemente arrabbiato, non mancano diversi momenti dove l'attore mostra più poliedricità, sapendo essere molto simpatico e alla mano. Sublime l'interpretazione dei dialoghi, resi sempre imprevedibili dalla recitazione travolgente di Eastwood. L'unica cosa che, in alcuni frangenti, mi ha lascito un po' perplesso, e che non permette a questo film di ottenere un voto più alto, è la sceneggiatura. Nel dettaglio due cose non mi hanno convinto molto: il cambiamento interiore di Kowalski avviene secondo me, troppo presto. Ci sarebbe voluta una progressione più articolata e invece il tutto accade assai repentinamente. L'altra cosa che non ho digerito fino in fondo, è stata la prevedibilità del finale, che per quanto bello, si intuisce diverso tempo prima. C'è da dire che anche in altri punti lo screenplay è un po' telefonato, e riguardo ciò, poteva essere curato meglio. Il resto del copione è ottimo, si nota un impianto narrativo egregio, in quanto non presenta alcun colpo di scena, ma è fluido, serrato e pieno zeppo di idee. Stesura di Walt Kowalski eccellente, il personaggio è studiato nei minimi dettagli. I dialoghi rapiscono lo spettatore, sono fluenti, molto belli e spesso aventi forte significato.

Conclusione: film possente, non si dimentica facilmente, anzi, si stampa nella testa di chi l'ha visto e resta li, diventando indelebile. E Walt Kowalski sarà ricordato come uno dei vecchi più amati (o odiati) di tutto il cinema. "Gran Torino" può insegnare molto, spazza via i pregiudizi che si possono avere verso certi tipi di persone e dice di viversi la vita senza rancori. Grazie Clint Eastwood di averci regalato questa perla. 8+ .

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