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GRAN TORINO regia di Clint Eastwood

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pier(pa)     9 / 10  27/03/2009 16:11:51 » Rispondi
Gran Torino è un film che "si prepara". Eastwood ci mette di fronte ad una storia classica, gestita in modo classico.
Kowalski è un personaggio stereotipato, un ex soldato e meccanico pensionato, Americano in senso sciovinista, razzista. E', infine, un uomo anziano, abitudinario, radicato nel suo mondo. Niente più che la vicinanza con una famiglia allargata di asiatici potrebbe scatenare la sua xenofobia.
Ma lo stesso Kowalski ha preparata già in sé la sua redenzione. Rispetto ad una famiglia costituita da due figli idioti (entrambi emblema della mediocrità borghese), comprende di avere "molte più cose in comune con questa gente", e non impara la tolleranza (al cui fondo c'è sempre il Derridiano residuo della "sopportazione", il conservamento di uno stato di superiore che accetta e inferiore che è accettato), ma l'uguaglianza della differenza. Aiuta il giovane Thao (maestosa l'ironia di Eastwood, che conserva i "soprannomi" razzisti per tutto il film, proprio a conferma dell'effettivo cambiamento di "senso" degli stessi), la sorella, all'insegna del rispetto per l'intera famiglia.

Eppure, tutto questo, per realizzarsi ha bisogno del "nemico". Solo la banda di teppisti (e anche qualcosa di più), solo la loro violenza, la loro arroganza sa muovere Kowalski verso la riflessione, la comprensione dell'unilateralità delle sue idee. Per questo il film potrebbe risultare banale e in fondo poco potente, se l'uomo (kowalski) ha bisogno di un pretesto estrinseco per smascherare il suo proprio comportamento come inadeguato e cambiarlo.

Eastwood però sa vincere col finale; finale preparato dall'intera pellicola, tanto è vero che gli ultimi istanti sembrano collocarsi al di fuori dell'idea che si era fatta fino a quel momento.

Il nemico che aveva portato Kowalski a "cambiare" è riconosciuto dallo stesso Kowalski (ed eccolo qui il vero cambiamento) come amico; è reso innocuo per questo. Eastwood porta il suo personaggio a combattere "l'intolleranza" con la "tolleranza", ed è questa la sua potenza. Possibilità che nessun altro gli avrebbe potuto dare se non proprio il nemico da tollerare, cioè l'intolleranza da tollerare (con le solite molte virgolette per la parola).
C'è molta gratitudine di Kowalski verso il suo nemico, proprio nel momento del sacrificio.